
Quando muore un genitore scopriamo che ci siamo uniti, combinati, fusi a lui come non credevamo. Siamo diventati lui e le nostre mani sono le sue.
Questa assimilazione risuona dentro di noi e non riusciamo più a scorgere i nostri confini. Non sappiamo più chi siamo fino a quando non accettiamo qualcosa. La distanza per esempio. Il fatto che non c’è più. Il fatto che ora sta meglio. Che è il nostro sentire o la nostra memoria che ci tiene ancorati a lui/lei.
Quando non riusciamo ad accettare il lutto e vorremmo fare di tutto per tenere al nostro fianco il ricordo di questa persona così cara, ci è difficile accettare di saperla felice e lontana.
Si teme il passaggio. Si teme soprattutto il dolore e la solitudine. Si teme lo sguardo nel vuoto e le gambe che non toccano terra.
Trovo utile pensare, anche in base al credo di ogni persona che, se il congiunto fosse anima, bisognerebbe camminare nel cielo; se fosse energia, non dovremmo disperderla, faremmo ciò che ci piace, cercheremmo simboli positivi; e se fosse solo materia, vedremmo ogni giorno polvere di realtà e quindi conforto nella natura delle cose. Il contrario sarebbe: anime perse, energie negative e realtà nella polvere.
Con una visione negativa non vivremmo né il coraggio di esistere, né quello di morire. Non ci trasformeremmo.
Con una visione positiva, invece, anche gli amori più seri del passato, diventati solo dei ricordi, così come le molte persone che hanno fatto parte della nostra vita come amici e collaboratori, ci hanno insegnato a singhiozzare in modo pieno prima di ritornare alla felicità.
Le cose finiscono e la vita prosegue nel suo flusso.
Se stiamo male perché ce la prendiamo troppo sul serio, consideriamo un punto di vista diverso. Guardiamo le nostre emozioni riflettersi in uno schermo, che è il nostro corpo e la realtà che ci circonda, ma proviamo a vedere tutto questo come la rappresentazione di una grande opera teatrale e notiamo come ciò ci induca a scegliere un atteggiamento di qualità positiva nei confronti della vita.
Credo che ce la possiamo fare.
Lasciamo oscillare pigramente gli eventi e troveremo nella morte, nel pianto e nel dolore, la forza di essere felici nella vita.
Questa assimilazione risuona dentro di noi e non riusciamo più a scorgere i nostri confini. Non sappiamo più chi siamo fino a quando non accettiamo qualcosa. La distanza per esempio. Il fatto che non c’è più. Il fatto che ora sta meglio. Che è il nostro sentire o la nostra memoria che ci tiene ancorati a lui/lei.
Quando non riusciamo ad accettare il lutto e vorremmo fare di tutto per tenere al nostro fianco il ricordo di questa persona così cara, ci è difficile accettare di saperla felice e lontana.
Si teme il passaggio. Si teme soprattutto il dolore e la solitudine. Si teme lo sguardo nel vuoto e le gambe che non toccano terra.
Trovo utile pensare, anche in base al credo di ogni persona che, se il congiunto fosse anima, bisognerebbe camminare nel cielo; se fosse energia, non dovremmo disperderla, faremmo ciò che ci piace, cercheremmo simboli positivi; e se fosse solo materia, vedremmo ogni giorno polvere di realtà e quindi conforto nella natura delle cose. Il contrario sarebbe: anime perse, energie negative e realtà nella polvere.
Con una visione negativa non vivremmo né il coraggio di esistere, né quello di morire. Non ci trasformeremmo.
Con una visione positiva, invece, anche gli amori più seri del passato, diventati solo dei ricordi, così come le molte persone che hanno fatto parte della nostra vita come amici e collaboratori, ci hanno insegnato a singhiozzare in modo pieno prima di ritornare alla felicità.
Le cose finiscono e la vita prosegue nel suo flusso.
Se stiamo male perché ce la prendiamo troppo sul serio, consideriamo un punto di vista diverso. Guardiamo le nostre emozioni riflettersi in uno schermo, che è il nostro corpo e la realtà che ci circonda, ma proviamo a vedere tutto questo come la rappresentazione di una grande opera teatrale e notiamo come ciò ci induca a scegliere un atteggiamento di qualità positiva nei confronti della vita.
Credo che ce la possiamo fare.
Lasciamo oscillare pigramente gli eventi e troveremo nella morte, nel pianto e nel dolore, la forza di essere felici nella vita.