
La specializzazione del senso della paura nell'uomo ha come obiettivo la sopravvivenza e si materializza come un’intensa emozione che reagisce alla percezione di un pericolo reale o supposto. La sua espressione figurata è quella di evitare di essere divorati, annichiliti, sopraffatti.
Ci è utile quando ci permette di scongiurare pericoli all’incolumità fisica. Ma è meno meravigliosa quando la stessa paura viscerale si impadronisce del nostro corpo davanti a un compito, a un pubblico o a una aspettativa. Mani sudate, tremolanti, vista appannata, ansia e il corpo che suggerisce di scappare: è la paura di troppe cose, dall’ affrontare un compito allo sfidare i propri mostri interiori, dall’esibirsi su un palcoscenico al mantenere una incolumità psicologica. E’ la paura della paura quella che temiamo di più. E’ la paura che ci creiamo quella che sembra non avere rimedio.
La paura la descriviamo con termini differenti a seconda del suo grado di intensità: timore, ansia, paura, panico, terrore. Tra le nuove armi per affrontare la paura della paura troviamo la consapevolezza delle proprie percezioni (nel senso dell’autocontrollo dei propri stati interni), la creatività, le connessioni con la realtà, l’intuito, la volontà. Ma aggiungo anche la strategia di descrivere le proprie paure in parole e musica.
E allora occorre ascoltare il corpo con le proprie attività fastidiose per descriverne l’elettricità, l’adrenalina, i tremori. Si impara a raccontare il corpo, attraverso le carezze e l’accompagnamento a nuove forme di complicità. Si rivelano le emozioni per conoscerle, canalizzarle e trasformarle. Senza temere la propria attività mentale, si raccontano le strategie e i piani d’azione che ci tuffano, dopo un bel respiro, nell’arena. Si scrive e si canta una canzone le cui parole nascono dal problema temuto e che richiamano la musica creativa della nostra orchestra interiore.
Ci è utile quando ci permette di scongiurare pericoli all’incolumità fisica. Ma è meno meravigliosa quando la stessa paura viscerale si impadronisce del nostro corpo davanti a un compito, a un pubblico o a una aspettativa. Mani sudate, tremolanti, vista appannata, ansia e il corpo che suggerisce di scappare: è la paura di troppe cose, dall’ affrontare un compito allo sfidare i propri mostri interiori, dall’esibirsi su un palcoscenico al mantenere una incolumità psicologica. E’ la paura della paura quella che temiamo di più. E’ la paura che ci creiamo quella che sembra non avere rimedio.
La paura la descriviamo con termini differenti a seconda del suo grado di intensità: timore, ansia, paura, panico, terrore. Tra le nuove armi per affrontare la paura della paura troviamo la consapevolezza delle proprie percezioni (nel senso dell’autocontrollo dei propri stati interni), la creatività, le connessioni con la realtà, l’intuito, la volontà. Ma aggiungo anche la strategia di descrivere le proprie paure in parole e musica.
E allora occorre ascoltare il corpo con le proprie attività fastidiose per descriverne l’elettricità, l’adrenalina, i tremori. Si impara a raccontare il corpo, attraverso le carezze e l’accompagnamento a nuove forme di complicità. Si rivelano le emozioni per conoscerle, canalizzarle e trasformarle. Senza temere la propria attività mentale, si raccontano le strategie e i piani d’azione che ci tuffano, dopo un bel respiro, nell’arena. Si scrive e si canta una canzone le cui parole nascono dal problema temuto e che richiamano la musica creativa della nostra orchestra interiore.