
Negli esempi di oggi, la dinamica della coppia vede lei affrontare problemi e chiedere soluzioni. Vede lui sfuggire al confronto e banalizzare le richieste dell’altra.
Dopo un periodo di conflitti con la museruola, di contrasti verbali, di colpevolizzazioni reciproche e di mancanza di dialogo, il bisogno di conferme confluisce in distanza e rabbia.
Con la sensazione di fare un passo avanti e due indietro, la donna si accorge di essere sola con figli e spaiata, con un compagno invisibile. Ognuno con i propri interessi.
Eppure, ieri era amore. Oggi instabilità. E domani? Odio, indifferenza, disinteresse o accettazione? O balla che ti passa?
Come si vive male, tutto ciò! Che spiacevole deriva!
All'inizio si invitava l’altro a cambiare, ma si producevano circoli viziosi e muri, alternati a momenti di depressione e rabbia. Più durava nel tempo il disagio e l’incomunicabilità, più la vita di coppia si raffreddava e più l’intimità diventava insufficiente a ricreare armonia.
Se pensiamo che il cervello dell’uomo si attiva verso la preda e quindi tende ad affrontare i problemi con il cannocchiale della sopravvivenza, mentre la donna vede la sua sopravvivenza transitare attraverso le coloriture emozionali, si può dichiarare incolmabile il gap comunicativo maschio femmina. A meno che ci sia una resa reciproca all’orgoglio, ai giochi di potere sull’altro, alle accuse svalutanti, alla colpevolizzazione e ai lamenti.
Come si fa ad accettare l’altro così com’è? Mi chiedo.
‘Quale crescita psicologica deve avvenire dentro di noi?’
Come, concretamente, riuscire a sostituire la parola ‘tu’ all’ ‘io’.
Come sbarazzarsi delle temute e odiate conseguenze di un abbandono irreversibile?
Come permettersi il diritto di esprimere i propri sentimenti e ripensare alla propria vita?
Quant’è difficile tutto questo!
E’ una questione di spazi (prospettive con cui si guardano le cose), di tempi che la coppia si concede al dialogo, di energia a disposizione o di crescita personale?