
Quando si seccano le radici del lavoro, quando diminuisce la linfa motivazionale e si cercano nuove direzioni, bisogna stare bene con se stessi e avere le idee chiare. Bisogna essere lucidi, concreti, positivi e determinati.
Se non si sta bene, per varie ragioni, e spesso è la norma, ansie, aspettative o urgenze, possono invalidare anni di esperienze, conoscenze e buon senso.
Quando si scuote la testa scorati (’che ne sarà di me?’), e cioè quando il sistema di autoregolazione dell’io viene meno, sapere come organizzare un progetto, mettere in fila le cose da fare, organizzare una linea del tempo delle priorità, riscoprire le proprie risorse migliori, non serve a niente. Mancano i fondamentali, mancano i legami emotivi e cognitivi di tali potenzialità, e tutto gira confusamente intorno al protagonista.
Ogni cosa pensata, proprio perché la si conosce, frustra e si trasforma in giudizio negativo su di sé (‘non vedo prospettive e non ci riesco!’); ogni azione intrapresa, proprio perché iniziata e non completata, genera ansia (’sono sempre stati i miei problemi e non li ho ancora risolti!’); ogni goccia di energia spesa, proprio perché temporaneamente improduttiva fa pensare di appendere il cappello al chiodo (’mi sento esausto!’).
E allora? Come si fa a riprendere dai fondamentali? Quanto tempo serve?
La prima cosa che consiglierei è sfrondare.
Togliere la tensione o, meglio, le tensioni, attraverso un rilassamento particolare. Non quello dove si deve essere concentrati, che non riesce. Ma quello dove ci si ferma in ascolto. Ascolto del caos di sensazioni, di emozioni e pensieri e ... fermi come il marmo, fino alla pacificazione del momento, nel silenzio interiore più completo. E cioè, permettere alle intuizioni di percepire le realtà emergenti. Questa è la cosa più importante!
Poi, con un bel foglio programmatico si disegna un percorso di azioni coerenti. E successivamente, con costanza, si cominciano a realizzare azioni bersaglio.
Arriva il momento nel quale tutti i nostri ‘saperi’, rientrano dalle porte e dalle finestre e risentiamo qualcosa di conosciuto: il nostro IO ritrova segnale e coordinate.
Se non si sta bene, per varie ragioni, e spesso è la norma, ansie, aspettative o urgenze, possono invalidare anni di esperienze, conoscenze e buon senso.
Quando si scuote la testa scorati (’che ne sarà di me?’), e cioè quando il sistema di autoregolazione dell’io viene meno, sapere come organizzare un progetto, mettere in fila le cose da fare, organizzare una linea del tempo delle priorità, riscoprire le proprie risorse migliori, non serve a niente. Mancano i fondamentali, mancano i legami emotivi e cognitivi di tali potenzialità, e tutto gira confusamente intorno al protagonista.
Ogni cosa pensata, proprio perché la si conosce, frustra e si trasforma in giudizio negativo su di sé (‘non vedo prospettive e non ci riesco!’); ogni azione intrapresa, proprio perché iniziata e non completata, genera ansia (’sono sempre stati i miei problemi e non li ho ancora risolti!’); ogni goccia di energia spesa, proprio perché temporaneamente improduttiva fa pensare di appendere il cappello al chiodo (’mi sento esausto!’).
E allora? Come si fa a riprendere dai fondamentali? Quanto tempo serve?
La prima cosa che consiglierei è sfrondare.
Togliere la tensione o, meglio, le tensioni, attraverso un rilassamento particolare. Non quello dove si deve essere concentrati, che non riesce. Ma quello dove ci si ferma in ascolto. Ascolto del caos di sensazioni, di emozioni e pensieri e ... fermi come il marmo, fino alla pacificazione del momento, nel silenzio interiore più completo. E cioè, permettere alle intuizioni di percepire le realtà emergenti. Questa è la cosa più importante!
Poi, con un bel foglio programmatico si disegna un percorso di azioni coerenti. E successivamente, con costanza, si cominciano a realizzare azioni bersaglio.
Arriva il momento nel quale tutti i nostri ‘saperi’, rientrano dalle porte e dalle finestre e risentiamo qualcosa di conosciuto: il nostro IO ritrova segnale e coordinate.