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'Stop alle lamentele!!!' di Lorenzo Manfredini

14/4/2017

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Il lamento è la voce di emozioni molto intense. E quando insiste nel corso delle giornate e delle settimane non anticipa niente di buono. Le emozioni si dispongono sull’autostrada del rancore e non ce n’è per nessuno: amici, familiari, colleghi; avversari, immigrati, delinquenti; governo, circostanze, etc. Tutti ne sono investiti.

E il lamento agisce su tutto: sul passato, giacché rinfresca i torti; sul presente, perché dipinge una realtà negativa; sul futuro, poiché presagisce nuvole nere.

In chi si lamenta c’è energia, e tanta, ma c’è soprattutto impotenza, frammentazione, inadeguatezza … fragilità. Tanta!

C’è aggressività verbale (nel giustificare una realtà avversa), c’è malessere (dovuto a circostanze ostili) ed egocentrismo (dovuto all’auto riferimento dei problemi) , ma c’è appunto tanta energia che va meglio indirizzata.

E’ un’energia che muove le cose. Talvolta verso un cambiamento. Talaltra verso una accoglienza dei disagi più razionale e responsabile, o verso una maggiore empatia rispetto al vissuto delle persone. Più genericamente, si trasforma in positivo, quando la visione dei problemi e delle circostanze diventa più ampia.

Lamentarsi crea troppi danni, per non intervenire.

A se stessi in primis. Le ricerche dicono che lamentarsi nuoce alla salute del cervello (rimozione di neuroni) e del nostro IO, laddove vengono a diminuire le funzioni cognitive deputate alla soluzione dei problemi. E all’ecosistema nel quale siamo inseriti. Crea, infatti, danni nella relazione con gli altri, per la schiuma negativa che deriva da affermazioni tipo: ‘non c’è lavoro’, ‘uffa, che tempo da schifo’, ‘ma questo governo cosa combina’ , ‘e questa immigrazione, vogliamo parlarne?’, ‘ e i ladri?’, etc.

Tutte cose che ci sono, per carità, ma dobbiamo prendere lo spunto per qualcosa di diverso. Le domande tipo: ’cosa scatena la mia aggressività?’, Da dove nasce la mia irritazione? Perché ho bisogno di lamentarmi? Servono veramente ad uno sfogo? O è meglio capire quali sono i bisogni sottostanti e a quali spinte (vado, procedo, avanzo) vale la pena esprimere la direzionalità del nostro autentico sentire?

Mi sembra che non ci sia nemmeno bisogno di un commento. C'è solo da dire: STOP ALLE LAMENTELE!!!

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Psicologo – Psicoterapeuta dell'approccio Cognitivo e Corporeo
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