
Anche oggi hai espresso un desiderio, hai individuato delle ragioni, hai capito che è necessario cambiare, ma poi arriva il problema: ‘non credi di potercela fare!’
Hai iniziato una dieta, vuoi smettere di giocare alle slot, vuoi riprendere l’attività fisica e fare qualcosa di sano per te, vuoi smettere di bere o di far uso di sostanze, vuoi uscire da una storia che non ti dice più niente, ma poi arriva il problema: ‘non ce la fai!’.
Ci hai sperato, hai pensato che cambiare è possibile e che se ti ci metti d’impegno qualcosa di buono accade.
Purtroppo, la speranza, quale benzina del cambiamento, o la fiducia quale capacità di evolversi, non si muovono da sole: bisogna stanarle o … farsele prestare.
La speranza può nascere da qualche fattore esterno favorevole o dalla credenza in qualcosa di trascendente: ‘qualcosa accadrà!’. Ma è la fiducia nella realizzazione di un rinnovamento che sovente manca e che bisogna individuare.
E’ improbabile, e casuale, che senza la fiducia un possibile cambiamento si realizzi. Nel peggiore dei casi, senza la fiammella della fiducia, il cambiamento non vibra. Nel migliore dei casi ci si prova decine di volte, ma ci si trova a ‘cambiare senza potere’.
Il risultato di questa sofferenza impotente è l’ansia, la demoralizzazione, la disperazione, la minimizzazione, l’evitamento. L’antidoto chiave del cambiamento, al contrario, è rappresentato dalla speranza, dall’importanza e dalla la fiducia. La speranza dice ‘potrei farlo’, l’importanza dice ‘proverò’, la fiducia dice ‘è già successo altre volte e ce la farò’.
Queste vanno debitamente valorizzate. Come?
Occorre un dialogo con noi stessi e con gli altri, più attento a far germogliare pensieri e affermazioni di fiducia.
Occorrono nuove idee e domande al laser: ’in che modo potrei realizzare questo cambiamento?, quale potrebbe essere un buon primo passo?, conoscendomi, come potrei raggiungere con successo un miglioramento?, quali ostacoli prevedo e in che modo posso affrontarli?, che cosa mi dà fiducia di potercela fare?, come posso procedere per riuscire a realizzare tutto questo?
Qui mi fermo, ma mi chiedo: ‘cosa ci serve ancora?’
Hai iniziato una dieta, vuoi smettere di giocare alle slot, vuoi riprendere l’attività fisica e fare qualcosa di sano per te, vuoi smettere di bere o di far uso di sostanze, vuoi uscire da una storia che non ti dice più niente, ma poi arriva il problema: ‘non ce la fai!’.
Ci hai sperato, hai pensato che cambiare è possibile e che se ti ci metti d’impegno qualcosa di buono accade.
Purtroppo, la speranza, quale benzina del cambiamento, o la fiducia quale capacità di evolversi, non si muovono da sole: bisogna stanarle o … farsele prestare.
La speranza può nascere da qualche fattore esterno favorevole o dalla credenza in qualcosa di trascendente: ‘qualcosa accadrà!’. Ma è la fiducia nella realizzazione di un rinnovamento che sovente manca e che bisogna individuare.
E’ improbabile, e casuale, che senza la fiducia un possibile cambiamento si realizzi. Nel peggiore dei casi, senza la fiammella della fiducia, il cambiamento non vibra. Nel migliore dei casi ci si prova decine di volte, ma ci si trova a ‘cambiare senza potere’.
Il risultato di questa sofferenza impotente è l’ansia, la demoralizzazione, la disperazione, la minimizzazione, l’evitamento. L’antidoto chiave del cambiamento, al contrario, è rappresentato dalla speranza, dall’importanza e dalla la fiducia. La speranza dice ‘potrei farlo’, l’importanza dice ‘proverò’, la fiducia dice ‘è già successo altre volte e ce la farò’.
Queste vanno debitamente valorizzate. Come?
Occorre un dialogo con noi stessi e con gli altri, più attento a far germogliare pensieri e affermazioni di fiducia.
Occorrono nuove idee e domande al laser: ’in che modo potrei realizzare questo cambiamento?, quale potrebbe essere un buon primo passo?, conoscendomi, come potrei raggiungere con successo un miglioramento?, quali ostacoli prevedo e in che modo posso affrontarli?, che cosa mi dà fiducia di potercela fare?, come posso procedere per riuscire a realizzare tutto questo?
Qui mi fermo, ma mi chiedo: ‘cosa ci serve ancora?’