
Come educatori cerchiamo tutti di tramettere dei valori umani forti. Tra questi: saper primeggiare, impostare la vita sotto il segno della volontà, lasciare un segno, vivere in modo appassionato, espandersi e gioire della vita nelle sue forme naturali. E’ ciò che ai piani alti della ricerca sentiamo tutti come un richiamo sano verso la felicità, il piacere dell’espressione della creatività, della libertà, dell’amore.
Però, c’è un però. E la realtà è amara.
Tutti desideriamo esprimere le nostre emozioni, a parte quelle che non ci piacciono come la tristezza, la paura o la depressione.
Talvolta pretendiamo il phatos della distanza, ma non quando diventa solitudine o rabbia.
Talaltra cerchiamo di guardare in modo lucido i drammi dell’esistenza, ma non quando portano alla disperazione e all’impotenza.
I fatti umani ci portano lì: alla verifica del nostro essere naturali mentre ci prendiamo la responsabilità (ma anche no!) di percorrere le strade accidentate della vita.
E se anche ci diciamo ’voglio prendermi la responsabilità della mia vita’, quella ‘vita’, siamo in grado di riconoscerla dentro di noi? E le persone che ci vivono accanto, sono in grado di accogliere il carico di emozioni e bisogni che trasudiamo?
Abbiamo la predisposizione all’ascolto vero e profondo delle nostre istanze? Riusciamo ad accogliere e leggere quello che viene prima del pensiero e delle parole, prima dei giudizi e delle colpe, prima dei compiti da assegnare e delle strategie da consigliare? Siamo in grado di non incolpare qualcuno della nostra penosa situazione?
Quando un ragazzo non va d’accordo con la fidanzata e ce ne parla; quando un uomo ci confida i fatti di salute; quando una donna ci rivela conflitti d’amore e di vita, quando un uomo lascia la moglie ed i figli, …. siamo in grado di andare dentro e oltre?
Riusciamo ad andare al di là delle mappe personali, del buon senso o dei nostri illuminati giudizi e cogliere i timori, le paure, i bisogni, l’impotenza dell’altro e aiutare il prossimo a portare attenzione ai sentimenti e ai bisogni, alfine di soddisfarli? Pensiamoci, nessuno vuole le nostre risposte preconfezionate, che anzi infastidiscono.
Ognuno vuole essere rapito dalla consapevolezza che attrae gli aspetti umani del movimento, dell’energia, dell’intelligenza e dell’amore.
Questo è quello che cercano le persone in difficoltà. Non soluzioni, ma un modo personale di capire, accettare e soddisfare i propri veri bisogni.
Però, c’è un però. E la realtà è amara.
Tutti desideriamo esprimere le nostre emozioni, a parte quelle che non ci piacciono come la tristezza, la paura o la depressione.
Talvolta pretendiamo il phatos della distanza, ma non quando diventa solitudine o rabbia.
Talaltra cerchiamo di guardare in modo lucido i drammi dell’esistenza, ma non quando portano alla disperazione e all’impotenza.
I fatti umani ci portano lì: alla verifica del nostro essere naturali mentre ci prendiamo la responsabilità (ma anche no!) di percorrere le strade accidentate della vita.
E se anche ci diciamo ’voglio prendermi la responsabilità della mia vita’, quella ‘vita’, siamo in grado di riconoscerla dentro di noi? E le persone che ci vivono accanto, sono in grado di accogliere il carico di emozioni e bisogni che trasudiamo?
Abbiamo la predisposizione all’ascolto vero e profondo delle nostre istanze? Riusciamo ad accogliere e leggere quello che viene prima del pensiero e delle parole, prima dei giudizi e delle colpe, prima dei compiti da assegnare e delle strategie da consigliare? Siamo in grado di non incolpare qualcuno della nostra penosa situazione?
Quando un ragazzo non va d’accordo con la fidanzata e ce ne parla; quando un uomo ci confida i fatti di salute; quando una donna ci rivela conflitti d’amore e di vita, quando un uomo lascia la moglie ed i figli, …. siamo in grado di andare dentro e oltre?
Riusciamo ad andare al di là delle mappe personali, del buon senso o dei nostri illuminati giudizi e cogliere i timori, le paure, i bisogni, l’impotenza dell’altro e aiutare il prossimo a portare attenzione ai sentimenti e ai bisogni, alfine di soddisfarli? Pensiamoci, nessuno vuole le nostre risposte preconfezionate, che anzi infastidiscono.
Ognuno vuole essere rapito dalla consapevolezza che attrae gli aspetti umani del movimento, dell’energia, dell’intelligenza e dell’amore.
Questo è quello che cercano le persone in difficoltà. Non soluzioni, ma un modo personale di capire, accettare e soddisfare i propri veri bisogni.