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'Rilassamento: meglio distesi o seduti?' di Lorenzo Manfredini

5/5/2016

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Il rilassamento è meglio farlo distesi o seduti, con la musica o con una bella guida di sottofondo?

Quando ci rilassiamo, qualsiasi esercizio compiamo riguarda la compresenza del rilassamento del corpo, della mente e dell’attenzione consapevole.

Qualsiasi sottoprodotto, rilassamento o attività fisica dinamica, distensione mentale o attività di ragionamento, attenzione consapevole o distrazione dalla routine, presi da soli non bastano a produrre un risultato ottimale per ciò che definiamo in progressione rilassamento, benessere o meditazione.

Per rilassarsi, devono accordarsi e accadere le tre cose insieme e tenere conto dell’enorme differenza individuale di ciascuno.

Se ci si rilassa distesi, è normale che sopravvenga la sonnolenza e processi fisiologici arcaici che portano al sonno e al recupero animale delle energie. Accade quando ci prepariamo a dormire e durante molti esercizi, dove gli stimoli di parole e immagini, portano via.

Se ci si rilassa muovendosi come nel ballo, o allenandosi come nel nuoto, nella corsa, nella bici, o il altre attività dinamiche, è normale che gli automatismi corporei abbiano la massima attenzione a scapito dell’attività mentale e/o della consapevolezza.

Se ci si rilassa seduti, è più semplice e comodo che le tre attività di distensione fisica, rilassamento mentale e consapevolezza, coincidano.

E’ evidente che tutto ciò faccia la differenza in coloro che, avvezzi all’uso di tecniche distensive per la vita, per lo sport o per il lavoro, cerchino di ritrovarsi nello stato psicofisico migliore per realizzare tutte e tre le condizioni all’unisono.

Certo, a volte basta una sola di queste condizioni per diventare porta di accesso per le altre, ma ad ogni modo, la posizione che scegliamo e il grado di consapevolezza con la quale ci approcciamo a queste pratiche, fa certamente la differenza.
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Pertanto, respirare pienamente, distendere la schiena, ruotare le articolazioni, allungare il corpo, sbadigliare, ridere interiormente, sono porte di accesso propedeutiche all’altrettanto significativa capacità di lasciare i problemi fuori e/o di risolverli, diventando consapevoli testimoni di una opportunità unica: aprire le porte dei sensi e rendere possibile la consapevolezza e la presenza di sé.


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Psicologo – Psicoterapeuta dell'approccio Cognitivo e Corporeo
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