
Il rilassamento è meglio farlo distesi o seduti, con la musica o con una bella guida di sottofondo?
Quando ci rilassiamo, qualsiasi esercizio compiamo riguarda la compresenza del rilassamento del corpo, della mente e dell’attenzione consapevole.
Qualsiasi sottoprodotto, rilassamento o attività fisica dinamica, distensione mentale o attività di ragionamento, attenzione consapevole o distrazione dalla routine, presi da soli non bastano a produrre un risultato ottimale per ciò che definiamo in progressione rilassamento, benessere o meditazione.
Per rilassarsi, devono accordarsi e accadere le tre cose insieme e tenere conto dell’enorme differenza individuale di ciascuno.
Se ci si rilassa distesi, è normale che sopravvenga la sonnolenza e processi fisiologici arcaici che portano al sonno e al recupero animale delle energie. Accade quando ci prepariamo a dormire e durante molti esercizi, dove gli stimoli di parole e immagini, portano via.
Se ci si rilassa muovendosi come nel ballo, o allenandosi come nel nuoto, nella corsa, nella bici, o il altre attività dinamiche, è normale che gli automatismi corporei abbiano la massima attenzione a scapito dell’attività mentale e/o della consapevolezza.
Se ci si rilassa seduti, è più semplice e comodo che le tre attività di distensione fisica, rilassamento mentale e consapevolezza, coincidano.
E’ evidente che tutto ciò faccia la differenza in coloro che, avvezzi all’uso di tecniche distensive per la vita, per lo sport o per il lavoro, cerchino di ritrovarsi nello stato psicofisico migliore per realizzare tutte e tre le condizioni all’unisono.
Certo, a volte basta una sola di queste condizioni per diventare porta di accesso per le altre, ma ad ogni modo, la posizione che scegliamo e il grado di consapevolezza con la quale ci approcciamo a queste pratiche, fa certamente la differenza.
Pertanto, respirare pienamente, distendere la schiena, ruotare le articolazioni, allungare il corpo, sbadigliare, ridere interiormente, sono porte di accesso propedeutiche all’altrettanto significativa capacità di lasciare i problemi fuori e/o di risolverli, diventando consapevoli testimoni di una opportunità unica: aprire le porte dei sensi e rendere possibile la consapevolezza e la presenza di sé.
Quando ci rilassiamo, qualsiasi esercizio compiamo riguarda la compresenza del rilassamento del corpo, della mente e dell’attenzione consapevole.
Qualsiasi sottoprodotto, rilassamento o attività fisica dinamica, distensione mentale o attività di ragionamento, attenzione consapevole o distrazione dalla routine, presi da soli non bastano a produrre un risultato ottimale per ciò che definiamo in progressione rilassamento, benessere o meditazione.
Per rilassarsi, devono accordarsi e accadere le tre cose insieme e tenere conto dell’enorme differenza individuale di ciascuno.
Se ci si rilassa distesi, è normale che sopravvenga la sonnolenza e processi fisiologici arcaici che portano al sonno e al recupero animale delle energie. Accade quando ci prepariamo a dormire e durante molti esercizi, dove gli stimoli di parole e immagini, portano via.
Se ci si rilassa muovendosi come nel ballo, o allenandosi come nel nuoto, nella corsa, nella bici, o il altre attività dinamiche, è normale che gli automatismi corporei abbiano la massima attenzione a scapito dell’attività mentale e/o della consapevolezza.
Se ci si rilassa seduti, è più semplice e comodo che le tre attività di distensione fisica, rilassamento mentale e consapevolezza, coincidano.
E’ evidente che tutto ciò faccia la differenza in coloro che, avvezzi all’uso di tecniche distensive per la vita, per lo sport o per il lavoro, cerchino di ritrovarsi nello stato psicofisico migliore per realizzare tutte e tre le condizioni all’unisono.
Certo, a volte basta una sola di queste condizioni per diventare porta di accesso per le altre, ma ad ogni modo, la posizione che scegliamo e il grado di consapevolezza con la quale ci approcciamo a queste pratiche, fa certamente la differenza.
Pertanto, respirare pienamente, distendere la schiena, ruotare le articolazioni, allungare il corpo, sbadigliare, ridere interiormente, sono porte di accesso propedeutiche all’altrettanto significativa capacità di lasciare i problemi fuori e/o di risolverli, diventando consapevoli testimoni di una opportunità unica: aprire le porte dei sensi e rendere possibile la consapevolezza e la presenza di sé.