
Aiuto! Non so cosa fare, consigliami! Ci sono molti fattori che mi sfuggono. Sul lavoro c’è un clima di terrore e di menefreghismo. I conti non tornano e le critiche piovono anche quando c’è il sole. In famiglia c’è ansia e confusione anche nella gestione delle piccole cose. Non mi sembra di essere più capace di fare bene nulla. Come posso fare?
In mezzo a queste tempeste d’acqua ci passiamo tutti e alcune indicazioni possono effettivamente aiutare, almeno a ridurre l’ansia che impedisce di vedere o di adottare le strategie più adatte a risolvere i problemi.
Nel caso specifico, la prima cosa da adottare è un atteggiamento ai problemi emergenti, i quali sono ‘solo’ problemi da risolvere. Sono solo terre emerse che da capitani della barca che conduciamo dobbiamo riconoscere ed evitare per condurci alla meta.
Quando si chiede aiuto ci focalizziamo sulla ricerca di un consiglio pratico o di una strategia risolutiva in base alla traiettoria di osservazione dei problemi. E il nostro punto di vista non sempre è in grado di comprendere la complessità dei sistemi coinvolti.
A volte non si legge in modo appropriato il contesto. Rimaniamo focalizzati sulle nostre sensazioni ed idee, ma il contesto, l’altro, ci sfugge. Questo è il primo abbaglio.
Cosa succede se questo è vero? Che viene vissuta sul piano personale ogni situazione avversa con il risultato di percepire una aggressione esterna e una messa in discussione di se stessi all’interno. Seconda svista.
Quando le situazioni vengono percepite in questo modo, i problemi rilevati diventano un’estensione del nostro io, invece di rimanere solo problemi da affrontare. Fallo tecnico.
Il punto di vista vincolante sulla realtà personale, nei rapporti con gli altri, irrigidisce le transazioni e invece di porgersi in modo adulto ci si comporta in modo emotivo e infantile. Pecca di ruolo.
Ma se si rimane in contatto con le proprie emozioni è perché si hanno delle aspettative, spesso idealistiche e, altro abbaglio, non si raggiunge la luna e il dito è storto.
Occorre invece presentarsi agli altri con un modo di stare e di fare, con un metodo. Occorre meta comunicare le proprie idee e riflessioni, cioè far capire le proprie idee premasticate. E quando si opera in modo adulto si devono elencare i problemi, ma soprattutto si devono proporre soluzioni, sapere chi fa che cosa e cosa costano.
Questo è aiuto! L’ansia passa e il timone non gira a vuoto sulle onde!
In mezzo a queste tempeste d’acqua ci passiamo tutti e alcune indicazioni possono effettivamente aiutare, almeno a ridurre l’ansia che impedisce di vedere o di adottare le strategie più adatte a risolvere i problemi.
Nel caso specifico, la prima cosa da adottare è un atteggiamento ai problemi emergenti, i quali sono ‘solo’ problemi da risolvere. Sono solo terre emerse che da capitani della barca che conduciamo dobbiamo riconoscere ed evitare per condurci alla meta.
Quando si chiede aiuto ci focalizziamo sulla ricerca di un consiglio pratico o di una strategia risolutiva in base alla traiettoria di osservazione dei problemi. E il nostro punto di vista non sempre è in grado di comprendere la complessità dei sistemi coinvolti.
A volte non si legge in modo appropriato il contesto. Rimaniamo focalizzati sulle nostre sensazioni ed idee, ma il contesto, l’altro, ci sfugge. Questo è il primo abbaglio.
Cosa succede se questo è vero? Che viene vissuta sul piano personale ogni situazione avversa con il risultato di percepire una aggressione esterna e una messa in discussione di se stessi all’interno. Seconda svista.
Quando le situazioni vengono percepite in questo modo, i problemi rilevati diventano un’estensione del nostro io, invece di rimanere solo problemi da affrontare. Fallo tecnico.
Il punto di vista vincolante sulla realtà personale, nei rapporti con gli altri, irrigidisce le transazioni e invece di porgersi in modo adulto ci si comporta in modo emotivo e infantile. Pecca di ruolo.
Ma se si rimane in contatto con le proprie emozioni è perché si hanno delle aspettative, spesso idealistiche e, altro abbaglio, non si raggiunge la luna e il dito è storto.
Occorre invece presentarsi agli altri con un modo di stare e di fare, con un metodo. Occorre meta comunicare le proprie idee e riflessioni, cioè far capire le proprie idee premasticate. E quando si opera in modo adulto si devono elencare i problemi, ma soprattutto si devono proporre soluzioni, sapere chi fa che cosa e cosa costano.
Questo è aiuto! L’ansia passa e il timone non gira a vuoto sulle onde!