
Nel lavoro, quando i nostri valori e il nostro carattere si aggrovigliano con le dinamiche emotive altrui è il momento di prendere le distanze da un coinvolgimento che da professionale diventa conflittuale ed emotivamente insostenibile.
E’ il momento di distinguere in modo elegante e chiaro che noi siamo noi e che l’altro è l’altro. Per poterlo realizzare sul piano relazionale è necessario che i processi interni vengano salvaguardati e quelli esterni vadano meglio caratterizzati.
Ad esempio, se sono un avvocato che si coinvolge molto, troppo, all’esito di ogni pratica, diventerà utile e necessario considerare vari elementi e porli nella corretta prospettiva. I clienti con le loro legittime aspettative, le verità processuali con il loro carico di interpretazioni e decisioni. Le controparti con il loro punto di vista antagonistico e talvolta provocatorio. Lo stato personale oppresso da una gestione stressante delle problematiche.
Tutto questo può sopraffare e rendere il lavoro una realtà paludosa e il vissuto soggettivo veramente difficile.
Occorre ben presto riconoscere a livello psicologico come avviene tutto ciò e porvi rimedio.
Occorre riconoscere le attivazioni del nostro carattere, le modalità delle nostre percezioni, valutazioni e significati, e distinguere e decorrelare i piani dell’esperienza per ridurli a quello che sono: consapevolezze, occasioni per imparare, feedback della vita. Occorre un coinvolgimento pieno nell’oggetto del nostro lavoro ma anche una viva e libera prospettiva interiore.
E’ il momento di distinguere in modo elegante e chiaro che noi siamo noi e che l’altro è l’altro. Per poterlo realizzare sul piano relazionale è necessario che i processi interni vengano salvaguardati e quelli esterni vadano meglio caratterizzati.
Ad esempio, se sono un avvocato che si coinvolge molto, troppo, all’esito di ogni pratica, diventerà utile e necessario considerare vari elementi e porli nella corretta prospettiva. I clienti con le loro legittime aspettative, le verità processuali con il loro carico di interpretazioni e decisioni. Le controparti con il loro punto di vista antagonistico e talvolta provocatorio. Lo stato personale oppresso da una gestione stressante delle problematiche.
Tutto questo può sopraffare e rendere il lavoro una realtà paludosa e il vissuto soggettivo veramente difficile.
Occorre ben presto riconoscere a livello psicologico come avviene tutto ciò e porvi rimedio.
Occorre riconoscere le attivazioni del nostro carattere, le modalità delle nostre percezioni, valutazioni e significati, e distinguere e decorrelare i piani dell’esperienza per ridurli a quello che sono: consapevolezze, occasioni per imparare, feedback della vita. Occorre un coinvolgimento pieno nell’oggetto del nostro lavoro ma anche una viva e libera prospettiva interiore.