
Costruire la propria credibilità sociale attraverso il rispetto delle regole, della formazione professionale, delle qualifiche, è di una complessità che arriva da lontano.
Inizia intorno ai diciotto mesi l’esperienza del doppio Sé, cioè la percezione soggettiva di noi, e la percezione oggettiva della nostra immagine riflessa nello specchio.
Di solito è una scoperta sconvolgente. Si scopre se stessi diversi dagli altri e per tutta la vita si cerca di mediare ciò che siamo con ciò che dovremmo essere: riconoscibili, regolati, uguali.
Il caso di Giannino, che oggettivamente ha spacciato due lauree e un master, ma che concretamente ha costruito la propria esperienza trentennale sulla curiosità e sulla passione, è emblematico di come ciò che siamo e ciò che sembriamo, non torna.
Il tentativo di far incrociare l’essere con l’apparire, segue compromessi difficili soprattutto quando, come in questo caso, ‘la ribalta ti ribalta’.
Certo, c’è una bella differenza tra i processi della formazione, che richiedono conoscenze e abilità, e quelli dell’essere, che richiedono capacità e competenze.
Personalmente continuo a propendere per le seconde e mi dispiace molto quando persone capaci, per le loro storie aggrovigliate, falsano la loro bellezza profonda e ne subiscono un pubblico richiamo.
Certo, essere sbugiardati è bruttissimo, ma la grande lezione è che l’essere si presenta al mondo e si scusa per essersi nascosto.
Tutto ciò rappresenta una grande lezione di verità.
Inizia intorno ai diciotto mesi l’esperienza del doppio Sé, cioè la percezione soggettiva di noi, e la percezione oggettiva della nostra immagine riflessa nello specchio.
Di solito è una scoperta sconvolgente. Si scopre se stessi diversi dagli altri e per tutta la vita si cerca di mediare ciò che siamo con ciò che dovremmo essere: riconoscibili, regolati, uguali.
Il caso di Giannino, che oggettivamente ha spacciato due lauree e un master, ma che concretamente ha costruito la propria esperienza trentennale sulla curiosità e sulla passione, è emblematico di come ciò che siamo e ciò che sembriamo, non torna.
Il tentativo di far incrociare l’essere con l’apparire, segue compromessi difficili soprattutto quando, come in questo caso, ‘la ribalta ti ribalta’.
Certo, c’è una bella differenza tra i processi della formazione, che richiedono conoscenze e abilità, e quelli dell’essere, che richiedono capacità e competenze.
Personalmente continuo a propendere per le seconde e mi dispiace molto quando persone capaci, per le loro storie aggrovigliate, falsano la loro bellezza profonda e ne subiscono un pubblico richiamo.
Certo, essere sbugiardati è bruttissimo, ma la grande lezione è che l’essere si presenta al mondo e si scusa per essersi nascosto.
Tutto ciò rappresenta una grande lezione di verità.