
Quando siamo in preda all’ansia e il corpo si attiva a livello viscerale, posturale, gestuale, muscolare, è finita. Le parole ed i pensieri girano a vuoto alla ricerca di un pulsante che fermi tutto. Non solo nel momento in cui accade, ma per sempre.
Qualsiasi cosa, una decisione lavorativa, una scelta affettiva, anche un piccolo cambiamento, aumentano il rumore di fondo del cervello e lo riducono a una testa fritta.
In quei casi occorre interrompere qualcosa a monte, come convinzione e come azione. Quando corrono troppe domande, troppi perché, troppe richieste, è necessario ‘non darsi risposte’.
Non reagire. Riflettiamoci. Parte la domanda, si accende il pensiero, si spera nel ragionamento, mentre le emozioni ballano il tip tap. Lì, occorre evitare di darsi risposte. E’ una potatura delle migliaia di sinapsi che si accendono a dire la loro senza coordinamento.
Mi rendo conto che non è per niente facile.
Prendiamo l’esempio di quando stiamo bene con una persona, ma fuori nel mondo c’è n’è sempre una migliore di lei. Cosa facciamo? Accarezziamo tutti i dubbi e corriamo dietro a ogni bicipite e a ogni sedere? Anche lì, occorre sapere in anticipo cosa fare (ad esempio guardare) e cosa non fare (smettere di azionare il radar nella ricerca delle sensazioni migliori che ci sono nel mondo). Ci sono gli altri, ci sono le immagini, volano le emozioni, il giardino del vicino è sicuramente più curato, ma che meraviglia accendere la candela interiore e fermare i giochi.
Si respira, ci si acquieta, se serve, si scrive ogni pensiero fino ad esaurirlo e ci si rilassa non cercando le risposte, non cercando le immagini di ogni bellezza nuova, non cercando la soluzione immediata.
La realtà è lo specchio di un mondo che ci da informazioni da osservare. E quando c’è ansia è necessario sostare, stare, lasciare, calmare, prendersi cura, ascoltare. Qualche minuto ogni giorno, qualche non pensiero qua e là, qualche non risposta e voilà: ‘non darti risposte, lascia al corpo il suo tempo. Pensa con il corpo!’
Qualsiasi cosa, una decisione lavorativa, una scelta affettiva, anche un piccolo cambiamento, aumentano il rumore di fondo del cervello e lo riducono a una testa fritta.
In quei casi occorre interrompere qualcosa a monte, come convinzione e come azione. Quando corrono troppe domande, troppi perché, troppe richieste, è necessario ‘non darsi risposte’.
Non reagire. Riflettiamoci. Parte la domanda, si accende il pensiero, si spera nel ragionamento, mentre le emozioni ballano il tip tap. Lì, occorre evitare di darsi risposte. E’ una potatura delle migliaia di sinapsi che si accendono a dire la loro senza coordinamento.
Mi rendo conto che non è per niente facile.
Prendiamo l’esempio di quando stiamo bene con una persona, ma fuori nel mondo c’è n’è sempre una migliore di lei. Cosa facciamo? Accarezziamo tutti i dubbi e corriamo dietro a ogni bicipite e a ogni sedere? Anche lì, occorre sapere in anticipo cosa fare (ad esempio guardare) e cosa non fare (smettere di azionare il radar nella ricerca delle sensazioni migliori che ci sono nel mondo). Ci sono gli altri, ci sono le immagini, volano le emozioni, il giardino del vicino è sicuramente più curato, ma che meraviglia accendere la candela interiore e fermare i giochi.
Si respira, ci si acquieta, se serve, si scrive ogni pensiero fino ad esaurirlo e ci si rilassa non cercando le risposte, non cercando le immagini di ogni bellezza nuova, non cercando la soluzione immediata.
La realtà è lo specchio di un mondo che ci da informazioni da osservare. E quando c’è ansia è necessario sostare, stare, lasciare, calmare, prendersi cura, ascoltare. Qualche minuto ogni giorno, qualche non pensiero qua e là, qualche non risposta e voilà: ‘non darti risposte, lascia al corpo il suo tempo. Pensa con il corpo!’