
Molte volte mi capita di dire alle persone che mi chiedono consiglio per un problema, un’emozione o un processo automatico da affrontare ‘non ci pensare’. Le persone prima ridono, poi si demoralizzano, poi mi mandano a spendere. Non c’è risposta ai loro quesiti? La risposta razionale c’è quasi sempre, ma non serve. La richiesta è una risposta ‘magica’.
E allora, quando dico ‘non ci pensare’, faccio riferimento in prima istanza alle conoscenze implicite della persona e quindi esprimo fiducia nella capacità di attivare risposte automatiche, di comprendere velocemente la situazione, di leggere le emozioni, di prendere decisioni, di fare la cosa giusta. In altre parole di riconnettersi con la fluidità del proprio sapere inconscio.
In seconda istanza quando dico ‘non ci pensare’ penso all’attivazione di uno specifico pulsante neuronale che si chiama Default Mode Network o DMN che si attiva quando la mente si mette a girovagare e a produrre le famose seghe mentali. Che altro non sono che un girovagare a vuoto sul proprio vissuto personale.
In altre parole, quando siamo preoccupati per qualcosa si attiva questo meccanismo DMN che focalizza la nostra attenzione sul controllo mentale di ciò che sta per accadere, senza riuscirci, e contemporaneamente l’attenzione si focalizza sulla memoria biografica. In quel momento siamo auto centrati, ego-centrati, incapaci di ragionare e di attivare idee creative. Siamo dentro il problema e non riusciamo a disidentificarci.
Ecco che ‘non ci pensare’ è come dire ‘smetti di identificarti’, ‘stai solo vivendo un momento di paura’, ‘ritrova la fluidità cognitiva delle tue risorse e delle tue risposte’. Per accendere il cervello, quindi, occorre disattivare temporaneamente il DMN. Per aiutare una persona temporaneamente soffocata dalla propria impotenza, dire ‘non ci pensare’ può risultare come una botta in testa salutare. Talvolta funziona, talaltra si ride.
E allora, quando dico ‘non ci pensare’, faccio riferimento in prima istanza alle conoscenze implicite della persona e quindi esprimo fiducia nella capacità di attivare risposte automatiche, di comprendere velocemente la situazione, di leggere le emozioni, di prendere decisioni, di fare la cosa giusta. In altre parole di riconnettersi con la fluidità del proprio sapere inconscio.
In seconda istanza quando dico ‘non ci pensare’ penso all’attivazione di uno specifico pulsante neuronale che si chiama Default Mode Network o DMN che si attiva quando la mente si mette a girovagare e a produrre le famose seghe mentali. Che altro non sono che un girovagare a vuoto sul proprio vissuto personale.
In altre parole, quando siamo preoccupati per qualcosa si attiva questo meccanismo DMN che focalizza la nostra attenzione sul controllo mentale di ciò che sta per accadere, senza riuscirci, e contemporaneamente l’attenzione si focalizza sulla memoria biografica. In quel momento siamo auto centrati, ego-centrati, incapaci di ragionare e di attivare idee creative. Siamo dentro il problema e non riusciamo a disidentificarci.
Ecco che ‘non ci pensare’ è come dire ‘smetti di identificarti’, ‘stai solo vivendo un momento di paura’, ‘ritrova la fluidità cognitiva delle tue risorse e delle tue risposte’. Per accendere il cervello, quindi, occorre disattivare temporaneamente il DMN. Per aiutare una persona temporaneamente soffocata dalla propria impotenza, dire ‘non ci pensare’ può risultare come una botta in testa salutare. Talvolta funziona, talaltra si ride.