
Per nessuno di noi è facile valutare la complessità delle interazioni umane. Anche quando ci sembra di agire in modo corretto e responsabile rispettando le istanze complicate e delicate di ogni ambiente, ce n’è sempre una da dire.
E’ il caso di quel calciatore che dovunque vada percepisce ostilità intorno a sé e risponde con la fuga da un ambiente all’altro. E’ il caso di quelle amicizie che nascono calde, ma poi magicamente si raffreddano e deludono. E’ il caso di chi entra in un ambiente ostile e non riesce ad adattarsi. Gli esempi potrebbero essere innumerevoli.
Non serve scomodare la legge di attrazione per parlare di un movimento d’ali di farfalla che risuona in ogni dove. Ognuno di noi è testimone diretto o indiretto di quanto siano difficili le autostrade delle emozioni, dei pensieri e delle energie coinvolte. E degli effetti che producono intorno a noi.
Che fare, allora, se tutto questo avviene e le nostre azioni producono una reazione negli altri che non capiamo, che non vorremmo vivere o che non ci piace? E una volta capite, nelle regole dei giochi paradossali che ci travolgono, riusciamo a metterci un punto? Riusciamo ad accettare i dati oggettivi del vaso rotto, per porci qualche domanda e ipotizzare qualche risposta? Riusciamo a lasciar perdere le emozioni e ripristinare il campo? E anche la tenda?
Non è facile, ma riuscire a contenere emozioni e frustrazioni, secondo me è una conquista adulta. Leggere i contesti senza farsi travolgere, è da persone che accettano la complessità. Riuscire a ridere della propria prospettiva è salutare. Non prendersi troppo sul serio, anche.
Non so immaginare chi, lavorando con gli altri, magari con un ruolo di guida, non riesca a venire a capo di tali ingorghi interiori.
Certo, c’è un tempo tecnico di digestione di ogni cosa, ma non è proprio per questo che ognuno di noi cerca di apprendere e comunicare, per gestire ciò che arriva? Che ci piaccia o meno?
E non è per quello, che cerchiamo di trasmutare ed elaborare le nostre dolorose esperienze interiori per essere di aiuto, sostegno e guida ad altri.
E se vogliamo comprendere la complessità delle emozioni e dei fili invisibili delle cose, non dobbiamo fare pace con coloro che sono stati la nostra vetrina sul mondo? Soprattutto quelle che non ci piacciono?
Il lavoro è impegnativo, ma credo proprio che sia la strada giusta.
E’ il caso di quel calciatore che dovunque vada percepisce ostilità intorno a sé e risponde con la fuga da un ambiente all’altro. E’ il caso di quelle amicizie che nascono calde, ma poi magicamente si raffreddano e deludono. E’ il caso di chi entra in un ambiente ostile e non riesce ad adattarsi. Gli esempi potrebbero essere innumerevoli.
Non serve scomodare la legge di attrazione per parlare di un movimento d’ali di farfalla che risuona in ogni dove. Ognuno di noi è testimone diretto o indiretto di quanto siano difficili le autostrade delle emozioni, dei pensieri e delle energie coinvolte. E degli effetti che producono intorno a noi.
Che fare, allora, se tutto questo avviene e le nostre azioni producono una reazione negli altri che non capiamo, che non vorremmo vivere o che non ci piace? E una volta capite, nelle regole dei giochi paradossali che ci travolgono, riusciamo a metterci un punto? Riusciamo ad accettare i dati oggettivi del vaso rotto, per porci qualche domanda e ipotizzare qualche risposta? Riusciamo a lasciar perdere le emozioni e ripristinare il campo? E anche la tenda?
Non è facile, ma riuscire a contenere emozioni e frustrazioni, secondo me è una conquista adulta. Leggere i contesti senza farsi travolgere, è da persone che accettano la complessità. Riuscire a ridere della propria prospettiva è salutare. Non prendersi troppo sul serio, anche.
Non so immaginare chi, lavorando con gli altri, magari con un ruolo di guida, non riesca a venire a capo di tali ingorghi interiori.
Certo, c’è un tempo tecnico di digestione di ogni cosa, ma non è proprio per questo che ognuno di noi cerca di apprendere e comunicare, per gestire ciò che arriva? Che ci piaccia o meno?
E non è per quello, che cerchiamo di trasmutare ed elaborare le nostre dolorose esperienze interiori per essere di aiuto, sostegno e guida ad altri.
E se vogliamo comprendere la complessità delle emozioni e dei fili invisibili delle cose, non dobbiamo fare pace con coloro che sono stati la nostra vetrina sul mondo? Soprattutto quelle che non ci piacciono?
Il lavoro è impegnativo, ma credo proprio che sia la strada giusta.