
Ci sono momenti in cui si ha proprio bisogno di sparire dall’universo della comunicazione e di mettere dei confini chiari tra lavoro e vita privata. Sul lavoro è un via vai di problemi da risolvere e di decisioni da prendere. Non si ha più il tempo di riflettere.
La comunicazione seriale, quella che prosegue di sera attraverso i social, Whattsapp e Facebook, non lascia tregua e invade perfino la notte e i sogni.
Quando cerchiamo di comprendere questo flusso ininterrotto di informazioni che non riconoscono più l’oggetto, il problema, l’altro, e lo superano, dobbiamo ricorrere a un termine che Luhmann, grande sociologo, spiega con ‘indifferenza’ o peggio ‘negligenza’ di un sistema che non riesce più a controllare se stesso.
E nel piccolo delle nostre realtà quotidiana, perchè di questo ormai viviamo, quali sono conseguenze sulla nostra personalità?
Se si agisce e reagisce in tempo reale a ogni stimolo, si rischia la regressione alle matrici primarie delle proprie vulnerabilità personali.
Se si cerca di risolvere problemi, pacificare il nostro interlocutore e di pensare con la sua testa, incombe lo stress fisico ed emozionale che porta alla nevrosi.
Se ci si affida al ragionamento di buone regole e ruoli chiari, si sottostà all’irrigidimento dei copioni.
Se si prova ad essere super razionali e psicologici, l’identità nel migliore dei casi si altera, nei casi peggiori si nevroticizza.
Se si cerca la logica delle argomentazioni, ma non bastano, diventa faticosa anche la normale quotidianità o l'essere presenti in ciò che si fa.
Se si cercano argomentazioni superiori, ci si infrange nella natura delle cose.
Se si viaggia 'alti' e si cercano le ragioni più sottili o le cause prime, si entra nel divino e nelle cause immobili.
Insomma, è un bel caos. La partita tra eccesso di informazioni e identità finisce 10 a 1.
Di fronte ad una comunicazione borderline e pervasiva, dobbiamo correre ai ripari con orari garantiti, priorità e confini salutari.
La comunicazione seriale, quella che prosegue di sera attraverso i social, Whattsapp e Facebook, non lascia tregua e invade perfino la notte e i sogni.
Quando cerchiamo di comprendere questo flusso ininterrotto di informazioni che non riconoscono più l’oggetto, il problema, l’altro, e lo superano, dobbiamo ricorrere a un termine che Luhmann, grande sociologo, spiega con ‘indifferenza’ o peggio ‘negligenza’ di un sistema che non riesce più a controllare se stesso.
E nel piccolo delle nostre realtà quotidiana, perchè di questo ormai viviamo, quali sono conseguenze sulla nostra personalità?
Se si agisce e reagisce in tempo reale a ogni stimolo, si rischia la regressione alle matrici primarie delle proprie vulnerabilità personali.
Se si cerca di risolvere problemi, pacificare il nostro interlocutore e di pensare con la sua testa, incombe lo stress fisico ed emozionale che porta alla nevrosi.
Se ci si affida al ragionamento di buone regole e ruoli chiari, si sottostà all’irrigidimento dei copioni.
Se si prova ad essere super razionali e psicologici, l’identità nel migliore dei casi si altera, nei casi peggiori si nevroticizza.
Se si cerca la logica delle argomentazioni, ma non bastano, diventa faticosa anche la normale quotidianità o l'essere presenti in ciò che si fa.
Se si cercano argomentazioni superiori, ci si infrange nella natura delle cose.
Se si viaggia 'alti' e si cercano le ragioni più sottili o le cause prime, si entra nel divino e nelle cause immobili.
Insomma, è un bel caos. La partita tra eccesso di informazioni e identità finisce 10 a 1.
Di fronte ad una comunicazione borderline e pervasiva, dobbiamo correre ai ripari con orari garantiti, priorità e confini salutari.