
La perdita di una persona cara, sostiene fortemente il bisogno di trovare un senso alla vita e delle guide spirituali capaci di lenire le mancanze, le colpe, le emozioni non elaborate, e di spiegare un mondo che è cambiato.
Chi perde un familiare in modo traumatico può letteralmente sentirsi in un altro pianeta, un mondo virtuale, olografico, dove i metri dell’esperienza sono diversi insieme alla percezione di se stessi: ci si sente da un’altra parte, arrabbiati, increduli, piantati in un presente senza passato e senza futuro. In una grande fornace emotiva alimentata dalle immagini, dagli odori e dai ricordi dell’amato, ma senza lo scatto per uscire da una situazione assurda. Inchiodati da un paradosso: ‘Se mi fermo sto solo male! Se mi muovo non trovo risposte!’
Alcune persone sentono il proprio congiunto intorno a sé: gli parlano, lo vedono, lo ascoltano. Altri lo vivono dentro, ne condividono la musica, le emozioni, i ricordi.
Però manca qualcosa per integrare la vita e l’eterno sonno: l’espressione massima di sé e della propria creatività.
Manca il ponte con se stessi, manca il collegamento con le proprie percezioni sublimi, manca la rinascita del protagonista.
Manca la favola che parla di un giovane esploratore, che di ritorno dai suoi viaggi non ritrova più nessuno: la famiglia, la casa, gli amici. Quello che lui conosceva non esiste più. Seduto e affranto decide di usare un potere speciale avuto in dote dalla sua famiglia, un meraviglioso suono che si diffonde nella natura e ne risveglia le forze generatrici, anche quelle inanimate, che cominciano a brulicare intorno a lui iniziando a solleticarlo, a smuoverlo, a incoraggiandolo, a sorprenderlo.
E’ allora che ritrova l’antico spirito che lo aveva accompagnato nelle sue esplorazioni del mondo. Un suono interiore, un insegnamento della sua magica famiglia che ha raggiunto il suo scopo: accordarsi con il ritmo invisibile della natura.
Chi perde un familiare in modo traumatico può letteralmente sentirsi in un altro pianeta, un mondo virtuale, olografico, dove i metri dell’esperienza sono diversi insieme alla percezione di se stessi: ci si sente da un’altra parte, arrabbiati, increduli, piantati in un presente senza passato e senza futuro. In una grande fornace emotiva alimentata dalle immagini, dagli odori e dai ricordi dell’amato, ma senza lo scatto per uscire da una situazione assurda. Inchiodati da un paradosso: ‘Se mi fermo sto solo male! Se mi muovo non trovo risposte!’
Alcune persone sentono il proprio congiunto intorno a sé: gli parlano, lo vedono, lo ascoltano. Altri lo vivono dentro, ne condividono la musica, le emozioni, i ricordi.
Però manca qualcosa per integrare la vita e l’eterno sonno: l’espressione massima di sé e della propria creatività.
Manca il ponte con se stessi, manca il collegamento con le proprie percezioni sublimi, manca la rinascita del protagonista.
Manca la favola che parla di un giovane esploratore, che di ritorno dai suoi viaggi non ritrova più nessuno: la famiglia, la casa, gli amici. Quello che lui conosceva non esiste più. Seduto e affranto decide di usare un potere speciale avuto in dote dalla sua famiglia, un meraviglioso suono che si diffonde nella natura e ne risveglia le forze generatrici, anche quelle inanimate, che cominciano a brulicare intorno a lui iniziando a solleticarlo, a smuoverlo, a incoraggiandolo, a sorprenderlo.
E’ allora che ritrova l’antico spirito che lo aveva accompagnato nelle sue esplorazioni del mondo. Un suono interiore, un insegnamento della sua magica famiglia che ha raggiunto il suo scopo: accordarsi con il ritmo invisibile della natura.