
La frase pessimista e un po’ cinica, ‘l’inferno è questo’, è qualcosa che forse ci ripetiamo quando osserviamo la nostra vita e ciò che ci circonda con la speranza di capire cosa sia il paradiso e il senso di un vivere quotidiano che non sia solo lavoro, problemi, insicurezza.
Le donne con la valigetta, i carrarmati rosa con le ciglia, che non si accontentano di essere ’dismesse e seduttive’ la vita riserva equilibri faticosi: limitati scampoli di soddisfazione diluite in chilometri di strade e giri per il mondo. Gli uomini guerrieri, che quando si mettono in moto tremano, si arrabbiano e, nelle complicate battaglie quotidiane, non hanno che il risultato da portare a casa, vivono il loro spicchio di ‘inferno’.
Ma qual è il paradiso da cercare? E’ forse la gratitudine per l’accettazione di una vita così com’è, un senso di pace interiore o la capacità di darle un senso attraverso la trasformazione e la collaborazione?
Dopo una lunga ed eroica vita, un samurai si ritrova nell’aldilà col desiderio di capire che cosa sia l’inferno e il paradiso.
Quando la sua guida lo accompagna nell’inferno, si apre davanti ai suoi occhi una sala con una tavola imbandita di ogni bene con persone smunte e scheletrite che con due bastoncini lunghi un metro cercano, invano, di portare il cibo alla bocca. Nel paradiso, il salone è identico e i bastoncini lunghi un metro sono gli stessi per mangiare, ma in questo caso ciascuno si preoccupa di imboccare il proprio vicino.
Il paradiso e l’inferno sono due modi di guardare, di tenere e di lasciare: in un caso si afferra e si tiene, nell’altro caso, si accoglie e si lascia. Il paradiso e l’inferno sono nelle nostre mai.
Le donne con la valigetta, i carrarmati rosa con le ciglia, che non si accontentano di essere ’dismesse e seduttive’ la vita riserva equilibri faticosi: limitati scampoli di soddisfazione diluite in chilometri di strade e giri per il mondo. Gli uomini guerrieri, che quando si mettono in moto tremano, si arrabbiano e, nelle complicate battaglie quotidiane, non hanno che il risultato da portare a casa, vivono il loro spicchio di ‘inferno’.
Ma qual è il paradiso da cercare? E’ forse la gratitudine per l’accettazione di una vita così com’è, un senso di pace interiore o la capacità di darle un senso attraverso la trasformazione e la collaborazione?
Dopo una lunga ed eroica vita, un samurai si ritrova nell’aldilà col desiderio di capire che cosa sia l’inferno e il paradiso.
Quando la sua guida lo accompagna nell’inferno, si apre davanti ai suoi occhi una sala con una tavola imbandita di ogni bene con persone smunte e scheletrite che con due bastoncini lunghi un metro cercano, invano, di portare il cibo alla bocca. Nel paradiso, il salone è identico e i bastoncini lunghi un metro sono gli stessi per mangiare, ma in questo caso ciascuno si preoccupa di imboccare il proprio vicino.
Il paradiso e l’inferno sono due modi di guardare, di tenere e di lasciare: in un caso si afferra e si tiene, nell’altro caso, si accoglie e si lascia. Il paradiso e l’inferno sono nelle nostre mai.