
Ci sono molti contesti e occasioni nelle quali si abusa del proprio potere per sfogare i propri sentimenti repressi di frustrazione e di rabbia. Di tanto in tanto, sperimentiamo il nostro desiderio ‘tutto umano, troppo umano’ di far pagare ai nostri interlocutori tutto il disagio che ci hanno procurato.
Ma di una cosa possiamo essere sicuri. Qualsiasi azione noi si compia, ci sarà probabilmente un’azione uguale e contraria ad aspettarci. Più i nostri metodi saranno duri e più aumenterà la resistenza che si sta cercando di infrangere. Più sarà forte la carica di violenza percepita dall’altro e più in profondità andrà il conflitto. Più le emozioni prenderanno il sopravvento, più si diventerà ciechi ai costi di un conflitto e, soprattutto, ai benefici di una negoziazione.
Pertanto, chi ha potere dovrà aver cura di disinnescare le resistenze dei propri interlocutori. E chi non ha potere o ne ha meno, sarà invitato a cercare tutte le alternative possibili.
I tavoli sociali, come quelli interiori, sono pieni di voci, ognuna delle quali racconta un capitolo della propria verità. E ogni voce ha bisogno di inserirsi in un coro.
Più equilibrio metteremo nel modo di ascoltare e di agire, meno negativa sarà probabilmente la controparte e più facile sarà ricordare qual è il nostro obiettivo finale: sederci al tavolo del dialogo e della reciproca comprensione ... per trattare. L’obiettivo non riguarderà il punire una parte di sé o i propri interlocutori ’impazziti’, ma dimostrare loro che potranno soddisfare i loro interessi soltanto negoziando.
Per farlo dovremo assumere un atteggiamento alla sfida, etico, e rendere vano ogni attacco della controparte, senza aggredire.
E quale significato avrà per noi questa sfida psicologica? Di attrarre le voci, anche quelle meno organizzate, a realizzare la loro migliore canzone.
Ma di una cosa possiamo essere sicuri. Qualsiasi azione noi si compia, ci sarà probabilmente un’azione uguale e contraria ad aspettarci. Più i nostri metodi saranno duri e più aumenterà la resistenza che si sta cercando di infrangere. Più sarà forte la carica di violenza percepita dall’altro e più in profondità andrà il conflitto. Più le emozioni prenderanno il sopravvento, più si diventerà ciechi ai costi di un conflitto e, soprattutto, ai benefici di una negoziazione.
Pertanto, chi ha potere dovrà aver cura di disinnescare le resistenze dei propri interlocutori. E chi non ha potere o ne ha meno, sarà invitato a cercare tutte le alternative possibili.
I tavoli sociali, come quelli interiori, sono pieni di voci, ognuna delle quali racconta un capitolo della propria verità. E ogni voce ha bisogno di inserirsi in un coro.
Più equilibrio metteremo nel modo di ascoltare e di agire, meno negativa sarà probabilmente la controparte e più facile sarà ricordare qual è il nostro obiettivo finale: sederci al tavolo del dialogo e della reciproca comprensione ... per trattare. L’obiettivo non riguarderà il punire una parte di sé o i propri interlocutori ’impazziti’, ma dimostrare loro che potranno soddisfare i loro interessi soltanto negoziando.
Per farlo dovremo assumere un atteggiamento alla sfida, etico, e rendere vano ogni attacco della controparte, senza aggredire.
E quale significato avrà per noi questa sfida psicologica? Di attrarre le voci, anche quelle meno organizzate, a realizzare la loro migliore canzone.