
Gli eventi dolorosi, siano essi una malattia, un lutto affettivo o ideologico, toccano le dinamiche mentali di ognuno di noi in un modo profondo e pervasivo.
Si passa da fasi difensive di incredulità, di negazione e di rigetto dell’esame di realtà, per tentare di proteggerci dalla paura delle malattie, dell’abbandono, della morte, e dilatare il tempo per organizzare una risposta alla nostra tempesta emotiva.
Si prova rabbia, quando le emozioni esplodono in tutte le direzioni, investendo i familiari, gli amici, la fede. E’ un momento critico perché si vuole uscire da una situazione angosciante. Si cerca aiuto, ma si prova anche il rifiuto, la chiusura e la solitudine.
Si cerca di risanare, si contratta con se stessi per verificare su quali progetti vale ancora la pena investire la speranza. E’ un momento di lucidità nel quale si cerca di riprendere il controllo della propria vita e si desidera riparare il riparabile.
Rimane forte la consapevolezza della perdita, si reagisce, si riflette sulla sconfitta e in un certo senso ci si prepara al giro di boa. Si è perso qualcosa, ma una parte di noi vive, nonostante la depressione.
L’elaborazione, infine, porta al raccoglimento, al silenzio, alla restituzione. A quella forma di accettazione che rende ogni minuto condiviso con le persone care, il gioiello più luminoso e vitale.
Si passa da fasi difensive di incredulità, di negazione e di rigetto dell’esame di realtà, per tentare di proteggerci dalla paura delle malattie, dell’abbandono, della morte, e dilatare il tempo per organizzare una risposta alla nostra tempesta emotiva.
Si prova rabbia, quando le emozioni esplodono in tutte le direzioni, investendo i familiari, gli amici, la fede. E’ un momento critico perché si vuole uscire da una situazione angosciante. Si cerca aiuto, ma si prova anche il rifiuto, la chiusura e la solitudine.
Si cerca di risanare, si contratta con se stessi per verificare su quali progetti vale ancora la pena investire la speranza. E’ un momento di lucidità nel quale si cerca di riprendere il controllo della propria vita e si desidera riparare il riparabile.
Rimane forte la consapevolezza della perdita, si reagisce, si riflette sulla sconfitta e in un certo senso ci si prepara al giro di boa. Si è perso qualcosa, ma una parte di noi vive, nonostante la depressione.
L’elaborazione, infine, porta al raccoglimento, al silenzio, alla restituzione. A quella forma di accettazione che rende ogni minuto condiviso con le persone care, il gioiello più luminoso e vitale.