
A volte non basta chiudere la porta al passato e lasciare il dolore all’oblio. In alcuni casi, e per la verità più frequenti di quello che pensavo, esiste la necessità di conoscere meglio il proprio congiunto. Si scopre di non averlo conosciuto abbastanza e di aver bisogno di parlare con gli amici, di interrogare le lettere, di investigare su internet.
Nonostante la stanchezza, non ci si dà pace pur di ricordare le cose belle e far luce sulle ombre.
Con l’amato, sono venuti meno i dialoghi, gli stimoli alla curiosità, le passeggiate per i negozi, il guardare il mondo attraverso i suoi occhi luccicanti.
E’ venuta meno la presenza. Ed è per questo che la ricerca dell’ultimo anno, degli ultimi messaggi, dell’ultimo respiro ricordato, hanno il compito arduo di legare nuovamente le linee dell’amore perduto.
Ritrovando le ragioni, anche piccole, di una sensazione, di un segno, di un souvenir, si riconosce una pienezza interiore che si nutre di scorribande di pensieri, di dialoghi in fantasia e di presenza simbolica incredibilmente reale.
Così, si spera di scoprire che l’amato non è scomparso, ma è presente. Una presenza amplificata dalle nostre credenze di fede e di speranza, che i giochi dell’esistenza permettano di comunicare sulle onde di una ritrovata armonia personale e animica.
Per questo, la fede e la speranza, per molte persone, hanno il significato di produrre alchimie in grado di riavviare il senso della vita con scampoli di visioni dell’amato, di sensazioni che hanno un ritmo vitale e di intese verbali che vanno oltre le preghiere e si fanno discorso poetico, quasi carnale.
Discorsi che leniscono come pillole d’amore universale, cellule che dialogano a distanza, ferite che si rimarginano nella pienezza di un ritrovato amore.
Nonostante la stanchezza, non ci si dà pace pur di ricordare le cose belle e far luce sulle ombre.
Con l’amato, sono venuti meno i dialoghi, gli stimoli alla curiosità, le passeggiate per i negozi, il guardare il mondo attraverso i suoi occhi luccicanti.
E’ venuta meno la presenza. Ed è per questo che la ricerca dell’ultimo anno, degli ultimi messaggi, dell’ultimo respiro ricordato, hanno il compito arduo di legare nuovamente le linee dell’amore perduto.
Ritrovando le ragioni, anche piccole, di una sensazione, di un segno, di un souvenir, si riconosce una pienezza interiore che si nutre di scorribande di pensieri, di dialoghi in fantasia e di presenza simbolica incredibilmente reale.
Così, si spera di scoprire che l’amato non è scomparso, ma è presente. Una presenza amplificata dalle nostre credenze di fede e di speranza, che i giochi dell’esistenza permettano di comunicare sulle onde di una ritrovata armonia personale e animica.
Per questo, la fede e la speranza, per molte persone, hanno il significato di produrre alchimie in grado di riavviare il senso della vita con scampoli di visioni dell’amato, di sensazioni che hanno un ritmo vitale e di intese verbali che vanno oltre le preghiere e si fanno discorso poetico, quasi carnale.
Discorsi che leniscono come pillole d’amore universale, cellule che dialogano a distanza, ferite che si rimarginano nella pienezza di un ritrovato amore.