Il nostro credo dimostra chi siamo, ma quando crediamo troppo a lungo alle bugie che ci raccontiamo o che ci vengono rivelate, la verità non ci libera. Anzi, ci confonde. Ci fa a pezzi.
A volte ci raccontiamo l’amore con la qualità di una passione ‘disturbata’ e tocchiamo sia le vette della salvezza che della rovina.
Accade quando amiamo in modo drogato, quando la smania d’attaccamento rischia di uccidere ogni germoglio di amorevolezza con la paura, la sfida, la sfiducia, il controllo.
Non lo facciamo apposta, le emozioni rapiscono. E impediscono la lucidità: ‘non me lo merito, non valgo, non riuscirò a soddisfarlo, non mi vuole bene’.
Quando finiamo un rapporto che non ci completa, ne siamo contenti. Diciamo che su una scala dieci l’altro era appena sufficiente, sei. Abbiamo fatto bene a lasciarlo. Ma ricominciando ogni volta daccapo, la nostra attesa è di partire da lì, dal sei, per andare su, al dieci.
Razionalmente, sappiamo che ogni rapporto parte da zero, forse da due, ma con la speranza che sia almeno sette. E allora sotto con il controllo, con la paura, con l’ansia.
E quando ci chiediamo ‘perché lo facciamo?’ Perché mi comporto in un modo che neanche a me piace?
La risposta non è male: ‘voglio salvare l’amore, voglio salvarmi la vita, voglio salvare il mio IO’. Peccato che, per salvare l’amore, si bonifichi tutta la vallata, comprese le piante e i fiori.
Chi prende il telefono e comincia a richiedere al compagno il conto di ogni frase e ogni comportamento, pensa che la potatura degli interessi dell’altro, dei suoi amici, della sua famiglia, della sua libertà, siano nemici del vero amore della coppia e del vuoto che si percepisce. Anche se pensa: ‘sì, perché tu ed io siamo l’amore, noi siamo una famiglia, tutto il resto non conta. Le nostre vite sono e saranno migliori’, si sbaglia.
Ma come è possibile vivere un amore, perdendo tutti gli interessi o le persone che si amano?
Sappiamo tutti quello che si prova e come ci si sente, e come si cambia, quando qualcuno si impegna, tramite le sue ‘fragilità’, a rinchiudere l’amore in luoghi inaccessibili.
Chi ama, fa di tutto per l’altro, ma l’altro non è solo una custodia di cui prendersi cura. L’altro è la parte più importante di noi, quella a cui torniamo sempre, qualsiasi cosa accada. Ed è lì che dobbiamo farci qualcosa. Ad esempio, dicendoci ... sul serio: ‘ehi tu … basta, non si fa così, smettila!’
A volte ci raccontiamo l’amore con la qualità di una passione ‘disturbata’ e tocchiamo sia le vette della salvezza che della rovina.
Accade quando amiamo in modo drogato, quando la smania d’attaccamento rischia di uccidere ogni germoglio di amorevolezza con la paura, la sfida, la sfiducia, il controllo.
Non lo facciamo apposta, le emozioni rapiscono. E impediscono la lucidità: ‘non me lo merito, non valgo, non riuscirò a soddisfarlo, non mi vuole bene’.
Quando finiamo un rapporto che non ci completa, ne siamo contenti. Diciamo che su una scala dieci l’altro era appena sufficiente, sei. Abbiamo fatto bene a lasciarlo. Ma ricominciando ogni volta daccapo, la nostra attesa è di partire da lì, dal sei, per andare su, al dieci.
Razionalmente, sappiamo che ogni rapporto parte da zero, forse da due, ma con la speranza che sia almeno sette. E allora sotto con il controllo, con la paura, con l’ansia.
E quando ci chiediamo ‘perché lo facciamo?’ Perché mi comporto in un modo che neanche a me piace?
La risposta non è male: ‘voglio salvare l’amore, voglio salvarmi la vita, voglio salvare il mio IO’. Peccato che, per salvare l’amore, si bonifichi tutta la vallata, comprese le piante e i fiori.
Chi prende il telefono e comincia a richiedere al compagno il conto di ogni frase e ogni comportamento, pensa che la potatura degli interessi dell’altro, dei suoi amici, della sua famiglia, della sua libertà, siano nemici del vero amore della coppia e del vuoto che si percepisce. Anche se pensa: ‘sì, perché tu ed io siamo l’amore, noi siamo una famiglia, tutto il resto non conta. Le nostre vite sono e saranno migliori’, si sbaglia.
Ma come è possibile vivere un amore, perdendo tutti gli interessi o le persone che si amano?
Sappiamo tutti quello che si prova e come ci si sente, e come si cambia, quando qualcuno si impegna, tramite le sue ‘fragilità’, a rinchiudere l’amore in luoghi inaccessibili.
Chi ama, fa di tutto per l’altro, ma l’altro non è solo una custodia di cui prendersi cura. L’altro è la parte più importante di noi, quella a cui torniamo sempre, qualsiasi cosa accada. Ed è lì che dobbiamo farci qualcosa. Ad esempio, dicendoci ... sul serio: ‘ehi tu … basta, non si fa così, smettila!’