
Quando si riesce a condividere le proprie emozioni, conflitti, dolori, riflessioni, è un regalo. Quando si riesce a manifestare emozioni embrionali, abbozzate, arcaiche, mai condivise per il loro carico di segretezza, è una occasione unica. Quando a quelle emozioni vengono poste etichette troppo razionali che non consentono la dignità del loro vissuto, è un dispiacere.
In tutti questi casi è in gioco l’identità emozionale dell’individuo. E’ in gioco la manifestazione dell’io della persona come conoscenza emozionata (luogo del pensiero dove non c’è tempo, non c’è negazione, dove la necessità sostituisce lo scandirsi del pensiero consapevole), totipotente (nella logica del sistema inconscio, consente ogni tipo di trasformazione di IO, sino all'infinito omogeneo indivisibile dove l'IO può essere tutto) e polisemica (la capacità di confondere emotivamente le cose che sono vicine o simili; rendendo due cose una stessa cosa).
Quando il vissuto della persona viene pervaso dall' insaziabile bisogno di affermazione - ‘io sono, io ho bisogno, io posso, io voglio, io, io e ancora io' - siamo in presenza di una modalità inconscia e pervasiva che motiva all’esplorazione del mondo, dove tutto è possibile (dire, fare, essere), ma dove il contesto e gli altri non esistono. Gli altri esistono come nei sogni e ogni atto può equivalere al suo contrario.
Tutto questo nelle sedute psicoterapeutiche rappresenta un limite - perchè la persona è vincolata dal proprio cono di osservazione - e una risorsa - perchè agendo consapevolmente le proprie pulsioni, rappresentazioni, simbolizzazioni, queste hanno modo di essere comprese e integrate. Nel processo terapeutico, si tiene conto di come ogni simbolizzazione emozionale prema per una sua naturale emersione, in quanto mette in allarme il sistema psichico, e vengono esplorate le motivazioni che sostengono tali esperienze.
Simbolizzare affettivamente un aspetto della realtà, significa spiegarla, contestualizzarla, categorizzarla per renderci capaci di riconoscere non solo le nostre emozioni, ma anche quelle degli altri, realizzando così un’identità che ha le radici nel mondo ed è fondata sulla relazione con le persone.
In tutti questi casi è in gioco l’identità emozionale dell’individuo. E’ in gioco la manifestazione dell’io della persona come conoscenza emozionata (luogo del pensiero dove non c’è tempo, non c’è negazione, dove la necessità sostituisce lo scandirsi del pensiero consapevole), totipotente (nella logica del sistema inconscio, consente ogni tipo di trasformazione di IO, sino all'infinito omogeneo indivisibile dove l'IO può essere tutto) e polisemica (la capacità di confondere emotivamente le cose che sono vicine o simili; rendendo due cose una stessa cosa).
Quando il vissuto della persona viene pervaso dall' insaziabile bisogno di affermazione - ‘io sono, io ho bisogno, io posso, io voglio, io, io e ancora io' - siamo in presenza di una modalità inconscia e pervasiva che motiva all’esplorazione del mondo, dove tutto è possibile (dire, fare, essere), ma dove il contesto e gli altri non esistono. Gli altri esistono come nei sogni e ogni atto può equivalere al suo contrario.
Tutto questo nelle sedute psicoterapeutiche rappresenta un limite - perchè la persona è vincolata dal proprio cono di osservazione - e una risorsa - perchè agendo consapevolmente le proprie pulsioni, rappresentazioni, simbolizzazioni, queste hanno modo di essere comprese e integrate. Nel processo terapeutico, si tiene conto di come ogni simbolizzazione emozionale prema per una sua naturale emersione, in quanto mette in allarme il sistema psichico, e vengono esplorate le motivazioni che sostengono tali esperienze.
Simbolizzare affettivamente un aspetto della realtà, significa spiegarla, contestualizzarla, categorizzarla per renderci capaci di riconoscere non solo le nostre emozioni, ma anche quelle degli altri, realizzando così un’identità che ha le radici nel mondo ed è fondata sulla relazione con le persone.