
Non serve. Non ci credo. Sono soldi buttati. Questo è quello che pensa la persona che non crede nella comunicazione come forma di aiuto.
La psicoterapia rileva l’instabilità, gli impulsi più potenti, le fragilità.
La paura sconfinata, la tristezza o la rabbia, quando vengono moltiplicate dalla fantasia, dall’immaginazione e dal pensiero, si amplificano.
La psicoterapia protegge da tutto questo. Non al 100%, ma in buona percentuale, protegge e sostiene l’avvicinamento a se stessi con la qualità della presenza facilitante.
Ognuno di noi ha fiuto per i propri demoni e il diavolo si nasconde nei dettagli. Scoprire cosa non si è fatto o non si è detto, tradisce ciò che siamo. E mostrare il negativo è un modo per scoprire il positivo. Raccontare la propria vita confezionata con le innumerevoli variabili mostra i problemi che abbiamo. Ci rende oggettivi alla nostra stessa osservazione.
Abbiamo mai avuto problemi? Forse sì, forse superabili, forse non riconoscibili. Ma siamo tutti uguali di fronte ai problemi, alla colpa, alla vita. Siamo tutti come tazze di porcellana, fragili e pregiate, per ospiti speciali.
E come ci vedono gli altri? Come manguste sotto casa quando arriva il serpente, equipaggiati di fronte ad ogni avversità. Ma non è così.
Più spesso, curiosi e fragili, spiamo dietro le finestre per capire come si comportano gli altri. E quando si aprono quelle tende e si vedono centinaia di volti, non si sa bene cosa cercare. Non cerchiamo niente di preciso, ma perlopiù qualcosa di particolare. Forse rubiamo negli altri la loro comprensione e cerchiamo noi stessi nella loro espressione.
La psicoterapia rileva l’instabilità, gli impulsi più potenti, le fragilità.
La paura sconfinata, la tristezza o la rabbia, quando vengono moltiplicate dalla fantasia, dall’immaginazione e dal pensiero, si amplificano.
La psicoterapia protegge da tutto questo. Non al 100%, ma in buona percentuale, protegge e sostiene l’avvicinamento a se stessi con la qualità della presenza facilitante.
Ognuno di noi ha fiuto per i propri demoni e il diavolo si nasconde nei dettagli. Scoprire cosa non si è fatto o non si è detto, tradisce ciò che siamo. E mostrare il negativo è un modo per scoprire il positivo. Raccontare la propria vita confezionata con le innumerevoli variabili mostra i problemi che abbiamo. Ci rende oggettivi alla nostra stessa osservazione.
Abbiamo mai avuto problemi? Forse sì, forse superabili, forse non riconoscibili. Ma siamo tutti uguali di fronte ai problemi, alla colpa, alla vita. Siamo tutti come tazze di porcellana, fragili e pregiate, per ospiti speciali.
E come ci vedono gli altri? Come manguste sotto casa quando arriva il serpente, equipaggiati di fronte ad ogni avversità. Ma non è così.
Più spesso, curiosi e fragili, spiamo dietro le finestre per capire come si comportano gli altri. E quando si aprono quelle tende e si vedono centinaia di volti, non si sa bene cosa cercare. Non cerchiamo niente di preciso, ma perlopiù qualcosa di particolare. Forse rubiamo negli altri la loro comprensione e cerchiamo noi stessi nella loro espressione.