
Molte persone affermano che i loro cambiamenti sono avvenuti da un momento all’altro. Sono dimagrite, hanno smesso di fumare, hanno controllato emozioni, hanno cambiato atteggiamenti, hanno preso decisioni definitive, da un giorno all’altro. Boom…!, tutto è cambiato!
Forse qualcosa ha fatto centro: una lettura, un consiglio, un disagio, ecc.. Per caso, sono maturate delle condizioni. Sta di fatto che la dipendenza da certe situazioni e abitudini è svanita. Si è dissolta.
Che cosa è successo di così determinante per produrre cambiamenti così risolutivi?
Se lo chiedono tutte le persone che, consapevoli delle loro abitudini malsane, hanno provato e riprovato a cambiare, ma senza successo.
La risposta, la saggezza orientale e più di recente la psicologia cognitiva, la attribuisce alla consapevolezza e in particolare all’utilizzo cosciente di alcuni stati mentali e di alcune tecniche di meditazione.
La prima affermazione che ci introduce a questa affascinate prospettiva è che tutto è energia. Il corpo è energia, il comportamento è energia, l’abitudine è energia.
Si tratta di coglierla e di andare al centro di qualcosa che la trasforma.
L’energia si muove e ci richiede in modo automatico di soddisfarla, di scaricarla, di ‘realizzarla’. Per questo parliamo di avere ‘l’istinto di…’, ‘l’impulso di…’, ‘la voglia di…’, ‘l’abitudine di …’.
Ma cosa accade quando ‘soddisfiamo’ il ‘file’ delle abitudini nocive? All’inizio ci sentiamo appagati, pieni, acquietati, ma poi ci sentiamo scontenti, frustrati, insoddisfatti. Un circolo vizioso di debolezza, insoddisfazione, insicurezza e anche rabbia e delusione, nei nostri confronti.
Cosa mai può accadere a quelle persone ‘fortunate’, o di ‘carattere’, affinché si realizzi un cambiamento così improvviso?
Se usiamo il metro della consapevolezza non è questione né di fortuna, né di carattere, ma di agire al di là della volontà cosciente o delle strategie razionali, per cogliere qualcosa di sottostante e radicale.
Questo accade quando viene dato spazio agli impulsi fino a soddisfarli consapevolmente e, così facendo, trasformarli. Succede quando, nell'atto di compiere un’azione, ci si ascolta qualche momento per sentire la veridicità di certe sensazioni. Avviene quando ci si sofferma a percepire in che modo l’energia si rivolge a un qualche tipo di centro interiore. O ancora, si ‘scopre’ che la consapevolezza è il vero motore di processi e decisioni rivoluzionarie.
Probabilmente, fermarsi, riconoscere un impulso, viverlo consapevolmente, sentirlo trasformare, percepire il proprio centro interiore, sono davvero le condizioni ottimali per il risveglio di direzioni e decisioni più sane. E che durano nel tempo.
Forse qualcosa ha fatto centro: una lettura, un consiglio, un disagio, ecc.. Per caso, sono maturate delle condizioni. Sta di fatto che la dipendenza da certe situazioni e abitudini è svanita. Si è dissolta.
Che cosa è successo di così determinante per produrre cambiamenti così risolutivi?
Se lo chiedono tutte le persone che, consapevoli delle loro abitudini malsane, hanno provato e riprovato a cambiare, ma senza successo.
La risposta, la saggezza orientale e più di recente la psicologia cognitiva, la attribuisce alla consapevolezza e in particolare all’utilizzo cosciente di alcuni stati mentali e di alcune tecniche di meditazione.
La prima affermazione che ci introduce a questa affascinate prospettiva è che tutto è energia. Il corpo è energia, il comportamento è energia, l’abitudine è energia.
Si tratta di coglierla e di andare al centro di qualcosa che la trasforma.
L’energia si muove e ci richiede in modo automatico di soddisfarla, di scaricarla, di ‘realizzarla’. Per questo parliamo di avere ‘l’istinto di…’, ‘l’impulso di…’, ‘la voglia di…’, ‘l’abitudine di …’.
Ma cosa accade quando ‘soddisfiamo’ il ‘file’ delle abitudini nocive? All’inizio ci sentiamo appagati, pieni, acquietati, ma poi ci sentiamo scontenti, frustrati, insoddisfatti. Un circolo vizioso di debolezza, insoddisfazione, insicurezza e anche rabbia e delusione, nei nostri confronti.
Cosa mai può accadere a quelle persone ‘fortunate’, o di ‘carattere’, affinché si realizzi un cambiamento così improvviso?
Se usiamo il metro della consapevolezza non è questione né di fortuna, né di carattere, ma di agire al di là della volontà cosciente o delle strategie razionali, per cogliere qualcosa di sottostante e radicale.
Questo accade quando viene dato spazio agli impulsi fino a soddisfarli consapevolmente e, così facendo, trasformarli. Succede quando, nell'atto di compiere un’azione, ci si ascolta qualche momento per sentire la veridicità di certe sensazioni. Avviene quando ci si sofferma a percepire in che modo l’energia si rivolge a un qualche tipo di centro interiore. O ancora, si ‘scopre’ che la consapevolezza è il vero motore di processi e decisioni rivoluzionarie.
Probabilmente, fermarsi, riconoscere un impulso, viverlo consapevolmente, sentirlo trasformare, percepire il proprio centro interiore, sono davvero le condizioni ottimali per il risveglio di direzioni e decisioni più sane. E che durano nel tempo.