
E’ proprio una brutta sensazione quella di provare un’ansia per la salute che sfocia talvolta in attacchi di panico e in una persistente preoccupazione per ogni tipo di sintomo psicosomatico (gastrointestinale, cardiaco, muscolare).
Nei casi meno gravi, vivere da malati e crollare in buona salute, sfocia dopo un periodo di stress e rappresenta una forma di protezione da pericoli percepiti da varie fonti (relazionali, sociali o identitarie), ma non ben identificati dal soggetto.
La cosa che mi dispiace osservare in queste persone è la loro difficoltà di trovare il pulsante del controllo o la distanza psicologica necessaria, per poter ridurre un ‘Io’ che ‘vibra di paura’. Il fatto è che sono molto attivi il controllo sul pensiero e l’immaginazione, rendendole stampanti tridimensionali di ogni disturbo.
Ogni sensazione dolorosa, diventa così un attacco alla sopravvivenza fisica e psicologica. E la paura trasforma ogni segnale in convincimento di pericolo e percezione amplificata.
La mancanza di un pensiero duale, di un ragionamento riflessivo, crea la suggestione. Il fenomeno in sé condiziona la coscienza e la sequestra.
Si vorrebbe non sentire e allo stesso tempo si vorrebbe essere certi che nulla è grave. In realtà il ‘nulla’ è gravato dall'allarmante ricerca di ogni sintomo precoce e di ogni tensione.
Non è che il soggetto si senta sempre malato, ma quando sente il malessere pensa subito che sia la volta buona. E questo può accadere più volte al giorno.
E’ un pensiero pericoloso, che non uccide, ma toglie il calore della vita, il piacere delle giornate, i momenti di grazia. Ed è come un sussurro nelle orecchie che porta via l’interesse dell’io dal mondo esterno e proietta l’attenzione su di sé e sull'organo interessato.
Ci sono vari modi per attenuare queste spiacevoli e penose condizioni:
- respirare (per sentire i movimenti naturali di un corpo che recupera sospiri, sbadigli e flussi generativi);
- rilassarsi (per accogliere le sensazioni che ci sono e osservarne gli automatismi);
- far ‘dormire l’Io’, attraverso l’interruzione delle spirali viziose, e diventare bravi persuasori di se stessi nel convincersi di una tesi (‘sono sano! Sto bene!’) senza più chiedersi se sia vera o falsa;
- stimolare il pensiero riflessivo e duale (con frasi tipo: ‘ho questa cosa, ma nonostante ciò …’);
e ripetere, in rilassamento, frasi generiche ma positive sulla salute.
Nei casi meno gravi, vivere da malati e crollare in buona salute, sfocia dopo un periodo di stress e rappresenta una forma di protezione da pericoli percepiti da varie fonti (relazionali, sociali o identitarie), ma non ben identificati dal soggetto.
La cosa che mi dispiace osservare in queste persone è la loro difficoltà di trovare il pulsante del controllo o la distanza psicologica necessaria, per poter ridurre un ‘Io’ che ‘vibra di paura’. Il fatto è che sono molto attivi il controllo sul pensiero e l’immaginazione, rendendole stampanti tridimensionali di ogni disturbo.
Ogni sensazione dolorosa, diventa così un attacco alla sopravvivenza fisica e psicologica. E la paura trasforma ogni segnale in convincimento di pericolo e percezione amplificata.
La mancanza di un pensiero duale, di un ragionamento riflessivo, crea la suggestione. Il fenomeno in sé condiziona la coscienza e la sequestra.
Si vorrebbe non sentire e allo stesso tempo si vorrebbe essere certi che nulla è grave. In realtà il ‘nulla’ è gravato dall'allarmante ricerca di ogni sintomo precoce e di ogni tensione.
Non è che il soggetto si senta sempre malato, ma quando sente il malessere pensa subito che sia la volta buona. E questo può accadere più volte al giorno.
E’ un pensiero pericoloso, che non uccide, ma toglie il calore della vita, il piacere delle giornate, i momenti di grazia. Ed è come un sussurro nelle orecchie che porta via l’interesse dell’io dal mondo esterno e proietta l’attenzione su di sé e sull'organo interessato.
Ci sono vari modi per attenuare queste spiacevoli e penose condizioni:
- respirare (per sentire i movimenti naturali di un corpo che recupera sospiri, sbadigli e flussi generativi);
- rilassarsi (per accogliere le sensazioni che ci sono e osservarne gli automatismi);
- far ‘dormire l’Io’, attraverso l’interruzione delle spirali viziose, e diventare bravi persuasori di se stessi nel convincersi di una tesi (‘sono sano! Sto bene!’) senza più chiedersi se sia vera o falsa;
- stimolare il pensiero riflessivo e duale (con frasi tipo: ‘ho questa cosa, ma nonostante ciò …’);
e ripetere, in rilassamento, frasi generiche ma positive sulla salute.