
Le emozioni che arrivano da lontano non si lasciano incantare dal controllo o dalla buona volontà di alcuni momenti o giorni: sono le radici e i frutti della memoria implicita.
Le emozioni più profonde agiscono in parallelo con i nostri processi coscienti e interferiscono continuamente nella nostra realtà portando alla ribalta il loro carico primitivo.
Tutto è informazione e le sensazioni, le emozioni e le immagini, come ‘engrammi’ dalla forza bruta, salgono alla ribalta a incupire il nostro orizzonte.
Abbiamo tre possibilità per gestire il fardello di emozioni prepotenti: ignorandole attraverso l’alienazione e la dissociazione, gestendole con strategie più o meno coscienti, osservandole in azione. Invece di essere distaccati dal teatro emotivo per non esserne travolti, invece di usare delle strategie per mitigarne la portata, si impara a sostare nella meditazione della mente che osserva e che non interferisce. Lo si può realizzare in rilassamento, in una postura, in uno stato di apnea.
Si può sostare nelle stanze della memoria, per osservare e integrare le esperienze emotive prima di espandersi nel fiume della vita e della realtà, sperimentando luoghi di piacere, di soddisfazione e di attesa, ma anche di riflessione cosciente, sulle quali imparare umilmente a sostare.
Senza assecondare e senza interferire, ecco il miracolo: la fredda realtà del mondo esterno, con i suoi riflessi di insoddisfazione e solitudine, e le stanze interiori con le loro esperienze più luminose, diventano l’oggetto di un’esperienza di lucida osservazione, di accoglienza, di accettazione.
L’accettazione delle proprie esperienze diventa ‘non giudizio’, anche di ciò che si prova di spiacevole, perché il vero si rappresenta: la vita è anche disagio, sofferenza e dolore, ma non una malattia da curare. Certo noi facciamo di tutto per non sentirla, ma c’è. Possiamo accoglierla anche se in alcuni momenti ci travolge. Dobbiamo accettare la condizione adulta che ci regala il tempo per sostare, lo spazio per interagire, la relazione per affrontare.
Pertanto, quando le stanze della memoria brulicano di sogni e la realtà di macerie, arrendiamoci a uno stato di coscienza che sperimenta il fluire di un mondo inarrestabile e si innamora di ciò che accade, per spiacevole che sia.
Le emozioni più profonde agiscono in parallelo con i nostri processi coscienti e interferiscono continuamente nella nostra realtà portando alla ribalta il loro carico primitivo.
Tutto è informazione e le sensazioni, le emozioni e le immagini, come ‘engrammi’ dalla forza bruta, salgono alla ribalta a incupire il nostro orizzonte.
Abbiamo tre possibilità per gestire il fardello di emozioni prepotenti: ignorandole attraverso l’alienazione e la dissociazione, gestendole con strategie più o meno coscienti, osservandole in azione. Invece di essere distaccati dal teatro emotivo per non esserne travolti, invece di usare delle strategie per mitigarne la portata, si impara a sostare nella meditazione della mente che osserva e che non interferisce. Lo si può realizzare in rilassamento, in una postura, in uno stato di apnea.
Si può sostare nelle stanze della memoria, per osservare e integrare le esperienze emotive prima di espandersi nel fiume della vita e della realtà, sperimentando luoghi di piacere, di soddisfazione e di attesa, ma anche di riflessione cosciente, sulle quali imparare umilmente a sostare.
Senza assecondare e senza interferire, ecco il miracolo: la fredda realtà del mondo esterno, con i suoi riflessi di insoddisfazione e solitudine, e le stanze interiori con le loro esperienze più luminose, diventano l’oggetto di un’esperienza di lucida osservazione, di accoglienza, di accettazione.
L’accettazione delle proprie esperienze diventa ‘non giudizio’, anche di ciò che si prova di spiacevole, perché il vero si rappresenta: la vita è anche disagio, sofferenza e dolore, ma non una malattia da curare. Certo noi facciamo di tutto per non sentirla, ma c’è. Possiamo accoglierla anche se in alcuni momenti ci travolge. Dobbiamo accettare la condizione adulta che ci regala il tempo per sostare, lo spazio per interagire, la relazione per affrontare.
Pertanto, quando le stanze della memoria brulicano di sogni e la realtà di macerie, arrendiamoci a uno stato di coscienza che sperimenta il fluire di un mondo inarrestabile e si innamora di ciò che accade, per spiacevole che sia.