
Nel mio lavoro di psicologo il prodotto che realizzo è una relazione che accompagna un cliente da uno stato di malessere ad uno stato di salute, da uno stato di insoddisfazione ad uno stato desiderato.
Quindi chiacchiere, parlate o scritte (vedi le newsletters), in un contesto adeguato, che descrivono le coordinate per la vita, per la cultura e per la salute, e che creano l’ambiente psicologico necessario affinché i traguardi si realizzino.
Quando tutto avviene con reciproca soddisfazione, del cliente e mia, il denaro è il prezzo del mio lavoro, ma è piccola cosa rispetto alla soddisfazione che provo.
Mi sembra di non fare null'altro che generare una consapevolezza che il cliente traduce in attivazione di proprie personalissime risorse. Una scoperta del proprio essere se stesso cui contribuisco condividendo semplicemente la ‘musica’ adatta.
In altri casi ho la sensazione netta di svolgere un compito educativo dove la persona esplora con attenzione il proprio mondo soggettivo cercando di utilizzare al meglio i propri attrezzi psicologici (sensazioni, emozioni, pensieri, immagini, movimenti, comportamenti).
Altre volte mi sembra di essere il curatore di vite fallimentari verso cui ho il compito di riconoscere significati alternativi e favorire nuovi spiragli di speranza.
Niente di speciale, mi dico. In tutti i casi, chiacchiere intorno alla psicologia, all'educazione, alla sociologia e alla filosofia, che incredibilmente però mi rendono felice di produrre pensieri e ragionamenti, e di condividere sensazioni ed emozioni, insieme ad una singola persona o ad un gruppo.
Mentre scrivo descrivendo il mio lavoro, non solo come traffico di parole, ma come scambio di 'modelli di pensiero’, mi rendo conto che il confronto psicologico, sostiene una crescita funzionale e cioè una crescita basata sugli stimoli appropriati ad aiutare le persone a comunicare meglio, a cercare la propria felicità e ad essere persone migliori.
Tutto ciò mi rende gioioso per l’altro, e mi genera una tale soddisfazione che il pensiero di incontrare il prossimo cliente o gruppo, lo considero una grande privilegio per la mia crescita come ‘essere umano’.
Quindi chiacchiere, parlate o scritte (vedi le newsletters), in un contesto adeguato, che descrivono le coordinate per la vita, per la cultura e per la salute, e che creano l’ambiente psicologico necessario affinché i traguardi si realizzino.
Quando tutto avviene con reciproca soddisfazione, del cliente e mia, il denaro è il prezzo del mio lavoro, ma è piccola cosa rispetto alla soddisfazione che provo.
Mi sembra di non fare null'altro che generare una consapevolezza che il cliente traduce in attivazione di proprie personalissime risorse. Una scoperta del proprio essere se stesso cui contribuisco condividendo semplicemente la ‘musica’ adatta.
In altri casi ho la sensazione netta di svolgere un compito educativo dove la persona esplora con attenzione il proprio mondo soggettivo cercando di utilizzare al meglio i propri attrezzi psicologici (sensazioni, emozioni, pensieri, immagini, movimenti, comportamenti).
Altre volte mi sembra di essere il curatore di vite fallimentari verso cui ho il compito di riconoscere significati alternativi e favorire nuovi spiragli di speranza.
Niente di speciale, mi dico. In tutti i casi, chiacchiere intorno alla psicologia, all'educazione, alla sociologia e alla filosofia, che incredibilmente però mi rendono felice di produrre pensieri e ragionamenti, e di condividere sensazioni ed emozioni, insieme ad una singola persona o ad un gruppo.
Mentre scrivo descrivendo il mio lavoro, non solo come traffico di parole, ma come scambio di 'modelli di pensiero’, mi rendo conto che il confronto psicologico, sostiene una crescita funzionale e cioè una crescita basata sugli stimoli appropriati ad aiutare le persone a comunicare meglio, a cercare la propria felicità e ad essere persone migliori.
Tutto ciò mi rende gioioso per l’altro, e mi genera una tale soddisfazione che il pensiero di incontrare il prossimo cliente o gruppo, lo considero una grande privilegio per la mia crescita come ‘essere umano’.