
Quando viene a mancare un figlio la presenza soggettiva dell’amato diventa concreta. E’ possibile vedere la persona nelle proprie stanze, riconoscerne gli odori, ritrovarlo nelle numerose fotografie della casa, negli oggetti, negli indumenti e nei profumi. Perché avviene tutto questo, a cosa serve e come eventualmente superare il dolore che rimane come una pietra su tutta la famiglia?
La persona sofferente attiva una coscienza fantasmatica abitata dalle percezioni (‘vedo, sento, parlo con lui’). Con il pensiero riconosce e rinforza le impronte mnemoniche che si associano a molteplici vissuti. Prova un dolore acuto di perdita e di vuoto, talvolta anche fisico. Soffre senza via di uscita. La coscienza media il dolore e disegna per il cervello una nuova carta geografica ricca di connessioni che ha uno scopo: mitigare il dolore della perdita mantenendo la presenza dell’amato.
E’ probabile che questo processo durerà molto a lungo e non ci saranno molte occasioni per recuperare la fiducia nella vita, nel proprio credo, nelle persone amate. Eppure, il nostro io non può tollerare a lungo uno stato in cui c’è impotenza, vuoto, dolore, annichilimento.
E’ una paralisi che va superata. Va superata come il nostro organismo risponde alle ferite quando designa un intervento immediato con il sistema immunitario e consente alle parti sane di continuare ad operare per il bene comune. La coscienza, dal canto suo, ne trova sollievo e si risveglia di fronte all’evidenza di nuove risorse, nuove energie e nuovi significati alla sofferenza.
La persona sofferente attiva una coscienza fantasmatica abitata dalle percezioni (‘vedo, sento, parlo con lui’). Con il pensiero riconosce e rinforza le impronte mnemoniche che si associano a molteplici vissuti. Prova un dolore acuto di perdita e di vuoto, talvolta anche fisico. Soffre senza via di uscita. La coscienza media il dolore e disegna per il cervello una nuova carta geografica ricca di connessioni che ha uno scopo: mitigare il dolore della perdita mantenendo la presenza dell’amato.
E’ probabile che questo processo durerà molto a lungo e non ci saranno molte occasioni per recuperare la fiducia nella vita, nel proprio credo, nelle persone amate. Eppure, il nostro io non può tollerare a lungo uno stato in cui c’è impotenza, vuoto, dolore, annichilimento.
E’ una paralisi che va superata. Va superata come il nostro organismo risponde alle ferite quando designa un intervento immediato con il sistema immunitario e consente alle parti sane di continuare ad operare per il bene comune. La coscienza, dal canto suo, ne trova sollievo e si risveglia di fronte all’evidenza di nuove risorse, nuove energie e nuovi significati alla sofferenza.