
Quando si vivono amicizie intense, con lunghe telefonate, incontri fiume, partecipazioni emozionanti e si pensa di essere al centro del mondo dell’amico/a, la sua scelta di preferire la complicità di altre persone, delude e riemerge come un senso di frustrazione, di non valere, di essere una seconda scelta, di essere da soli a provare certe emozioni.
Il tema diventa, ‘non valgo, il mio impegno non è visto, forse non mi faccio valere. Tutti mi vogliono, ma non mi scelgono’.
La conseguenza diventa: ricalibrare i rapporti.
C’è qualcosa di speciale in questi accadimenti e in altri simili, dove ci si sente esclusi. C’è la ricerca di un apprezzamento che viene da fuori, cioè dagli altri, ma non da dentro e che grazie a questi episodi, va riabilitato con alcune riflessioni.
La prima cosa è riconoscere che si è speciali a prescindere dalle scelte degli altri, pur importanti. L’esempio è quello di accartocciare e pestare 10€ e chiedere alla persona se il denaro ha perso il suo valore. La risposta è ‘no!, e la lezione è che il proprio valore di persona non si perde nonostante le scelte dell’altro.
La seconda azione è quella di usare il cannocchiale dal verso sbagliato, attribuendo all’altro il potere di influire sul proprio valore. Certo influisce l’apprezzamento dell’altro, ma l’algoritmo complessivo delle valutazioni è sbilanciato. Va ricalcolato con i ripetitori interni.
Il terzo atto è la costruttiva condivisione, all’altra persona, del proprio dispiacere e delle probabili conseguenze, ma soprattutto della lezione acquisita e della scoperta fatta: aver capito il meccanismo del riconoscimento esterno e della propria responsabilità in questo atto.
Così, caro protagonista, invece di vivere 1 giorno in palla e 20 di budino, alla ricerca affannosa di un riconoscimento esterno, puoi riformulare le tue autovalutazioni, girare il cannocchiale, rielaborare le aspettative ed essere fiero di te stesso perché: ‘ i conti sono diversi e i fatti ti cosano!’
Il tema diventa, ‘non valgo, il mio impegno non è visto, forse non mi faccio valere. Tutti mi vogliono, ma non mi scelgono’.
La conseguenza diventa: ricalibrare i rapporti.
C’è qualcosa di speciale in questi accadimenti e in altri simili, dove ci si sente esclusi. C’è la ricerca di un apprezzamento che viene da fuori, cioè dagli altri, ma non da dentro e che grazie a questi episodi, va riabilitato con alcune riflessioni.
La prima cosa è riconoscere che si è speciali a prescindere dalle scelte degli altri, pur importanti. L’esempio è quello di accartocciare e pestare 10€ e chiedere alla persona se il denaro ha perso il suo valore. La risposta è ‘no!, e la lezione è che il proprio valore di persona non si perde nonostante le scelte dell’altro.
La seconda azione è quella di usare il cannocchiale dal verso sbagliato, attribuendo all’altro il potere di influire sul proprio valore. Certo influisce l’apprezzamento dell’altro, ma l’algoritmo complessivo delle valutazioni è sbilanciato. Va ricalcolato con i ripetitori interni.
Il terzo atto è la costruttiva condivisione, all’altra persona, del proprio dispiacere e delle probabili conseguenze, ma soprattutto della lezione acquisita e della scoperta fatta: aver capito il meccanismo del riconoscimento esterno e della propria responsabilità in questo atto.
Così, caro protagonista, invece di vivere 1 giorno in palla e 20 di budino, alla ricerca affannosa di un riconoscimento esterno, puoi riformulare le tue autovalutazioni, girare il cannocchiale, rielaborare le aspettative ed essere fiero di te stesso perché: ‘ i conti sono diversi e i fatti ti cosano!’