
Dire ‘grazie’ a un gesto di cortesia, è un modo per essere riconoscenti a qualcuno che ci ha resi momentaneamente esclusivi, ci ha dedicato attenzione e tempo, e ci ha regalato il proprio pensiero positivo.
Ma perché fatichiamo ad andare oltre la semplice cortesia? Troppo imbarazzo?
La legge della reciprocità ci ricorda che quando riceviamo un regalo sentiamo nascere in noi un vero e proprio senso di debito, e contemporaneamente avvertiamo il desiderio stringente di sdebitarci. Tale reazione è comune a qualsiasi essere umano, e non la si può evitare. Si può solo gestire.
Se consideriamo il gesto di qualcuno nei nostri confronti come un atto di collaborazione, di scambio, di reciprocità, dire ‘grazie’ è il nostro modo di fargli sapere che abbiamo capito. E questo, di concerto, rinforza i presupposti per vivere meglio e sentirci amati. Ci incoraggia a non alimentare invidie e ad apprezzare gli eventi di ogni giorno.
Essere grati ci spinge a essere migliori, ci insegna ad avere fiducia e speranza nella vita. Ci aiuta ad acquisire un valore speciale e una maggiore positività anche verso i dettagli semplici di una giornata qualsiasi. Al contrario, rinunciando a questo atto di cortesia, possiamo rimanere centrati nel nostro individualismo, narcisismo, egoismo, intrappolati in relazioni umane arroganti, fredde e distanti.
Chi esprime riconoscenza è una persona educata, probabilmente umile, che ha maturato la consapevolezza di avere dei limiti che si integrano e si compensano con quelli degli altri. Chi dice grazie educa se stesso e gli altri a una sensibilità che non si deteriora e che cresce con il pensiero di fare sempre meglio.
Un esercizio utile è quello di ripensare alla giornata trascorsa, dopo essere andati a letto, e individuare i momenti in cui siamo stati aiutati dagli altri e ricordare come abbiamo ringraziato. Siamo soddisfatti o potevamo fare di meglio?
Ma perché fatichiamo ad andare oltre la semplice cortesia? Troppo imbarazzo?
La legge della reciprocità ci ricorda che quando riceviamo un regalo sentiamo nascere in noi un vero e proprio senso di debito, e contemporaneamente avvertiamo il desiderio stringente di sdebitarci. Tale reazione è comune a qualsiasi essere umano, e non la si può evitare. Si può solo gestire.
Se consideriamo il gesto di qualcuno nei nostri confronti come un atto di collaborazione, di scambio, di reciprocità, dire ‘grazie’ è il nostro modo di fargli sapere che abbiamo capito. E questo, di concerto, rinforza i presupposti per vivere meglio e sentirci amati. Ci incoraggia a non alimentare invidie e ad apprezzare gli eventi di ogni giorno.
Essere grati ci spinge a essere migliori, ci insegna ad avere fiducia e speranza nella vita. Ci aiuta ad acquisire un valore speciale e una maggiore positività anche verso i dettagli semplici di una giornata qualsiasi. Al contrario, rinunciando a questo atto di cortesia, possiamo rimanere centrati nel nostro individualismo, narcisismo, egoismo, intrappolati in relazioni umane arroganti, fredde e distanti.
Chi esprime riconoscenza è una persona educata, probabilmente umile, che ha maturato la consapevolezza di avere dei limiti che si integrano e si compensano con quelli degli altri. Chi dice grazie educa se stesso e gli altri a una sensibilità che non si deteriora e che cresce con il pensiero di fare sempre meglio.
Un esercizio utile è quello di ripensare alla giornata trascorsa, dopo essere andati a letto, e individuare i momenti in cui siamo stati aiutati dagli altri e ricordare come abbiamo ringraziato. Siamo soddisfatti o potevamo fare di meglio?