
Tutti noi compiamo azioni sulla spinta delle nostre passioni, aspettative, bisogni e, di molti di quei movimenti, non consideriamo le conseguenze.
Prendiamo per buona la parte della spinta, piuttosto che della stazione di arrivo. Ma è là, all’arrivo, che ci sono gli effetti delle nostre azioni.
Decidiamo in base ai nostri equilibri e alle nostre motivazioni, ma dall’altra parte ci sono persone, futuri possibili, ripercussioni, strascichi.
Perché ci è difficile prevedere le conseguenze delle nostre azioni? Perché ci è difficile individuare i risultati imprevisti? Perché stiamo male per le nostre promesse mancate? Perché eccediamo con il bicchiere, lo sballo, le promesse, i buoni propositi?
Queste difficoltà, scaturiscono dalla nostra biologia? Dalle condizioni in continuo mutamento del nostro corpo? Dal bisogno di una ricompensa immediata o dalla sopravvalutazione del presente e/o delle circostanze?
E’ una battaglia dell’adesso-contro-il-futuro a cui non siamo mai veramente preparati. C’è sempre un virus che non abbiamo previsto. C’è sempre un futuro che impallidisce e viene messo in ombra dalla realtà presente.
Che fare all’ora? Propongo un bell’esercizio con se stessi!
Dalle più grandi decisioni alle più modeste, per cinque minuti o più, proviamo a proiettare le maldestre conseguenze delle nostre azioni nel futuro. Ci si ‘vede’ e si formula un contratto: se le conseguenze che immaginiamo sono insensate, si ignora qualsiasi tentazione dovesse derivare dagli stimoli che si provano. In pratica, ci si lega all’albero maestro, per evitare le possibili ‘tentazioni’, come ha fatto Ulisse con le sirene incantatrici.
Facile? Per niente! Ma questo ‘trucco’ ci permette di comportarci coerentemente con il genere di persona che vorremmo essere.
Ne vale la pena? Credo di sì, perché, nel prendere delle decisioni, non solo conosciamo meglio noi stessi (il nostro sentire, agire e reagire), ma apprendiamo da tutti gli altri noi stessi, presenti e futuri.
Prendiamo per buona la parte della spinta, piuttosto che della stazione di arrivo. Ma è là, all’arrivo, che ci sono gli effetti delle nostre azioni.
Decidiamo in base ai nostri equilibri e alle nostre motivazioni, ma dall’altra parte ci sono persone, futuri possibili, ripercussioni, strascichi.
Perché ci è difficile prevedere le conseguenze delle nostre azioni? Perché ci è difficile individuare i risultati imprevisti? Perché stiamo male per le nostre promesse mancate? Perché eccediamo con il bicchiere, lo sballo, le promesse, i buoni propositi?
Queste difficoltà, scaturiscono dalla nostra biologia? Dalle condizioni in continuo mutamento del nostro corpo? Dal bisogno di una ricompensa immediata o dalla sopravvalutazione del presente e/o delle circostanze?
E’ una battaglia dell’adesso-contro-il-futuro a cui non siamo mai veramente preparati. C’è sempre un virus che non abbiamo previsto. C’è sempre un futuro che impallidisce e viene messo in ombra dalla realtà presente.
Che fare all’ora? Propongo un bell’esercizio con se stessi!
Dalle più grandi decisioni alle più modeste, per cinque minuti o più, proviamo a proiettare le maldestre conseguenze delle nostre azioni nel futuro. Ci si ‘vede’ e si formula un contratto: se le conseguenze che immaginiamo sono insensate, si ignora qualsiasi tentazione dovesse derivare dagli stimoli che si provano. In pratica, ci si lega all’albero maestro, per evitare le possibili ‘tentazioni’, come ha fatto Ulisse con le sirene incantatrici.
Facile? Per niente! Ma questo ‘trucco’ ci permette di comportarci coerentemente con il genere di persona che vorremmo essere.
Ne vale la pena? Credo di sì, perché, nel prendere delle decisioni, non solo conosciamo meglio noi stessi (il nostro sentire, agire e reagire), ma apprendiamo da tutti gli altri noi stessi, presenti e futuri.