
Nella grande trama, che chiamiamo scopo della vita, qualcuno crea relazioni speciali che durano per sempre. Basta un unico incontro.
E’ il caso di chi rincorre la felicità al contrario, di chi non cerca le cose o il potere, cerca le persone, cerca le emozioni, cerca le connessioni con la vita. E’ allora che la rete umana diventa una potente vibrazione di corpi emozionali che si sfiorano, si connettono e si parlano, senza interruzione.
Quando le storie prendono forma, ci portiamo dietro tutto e tutti. Tutte le persone che abbiamo avuto la fortuna di incrociare, diventano parte della nostra esistenza. Le incolliamo alla nostra vita perché moltiplichiamo il valore di ogni incontro con l’azione, la presenza e l’affetto: li stiamo a sentire e condividiamo emozioni.
L’altro, ogni altro, diventa titolare di aspetti che attraggono l’inconscio a realizzare un progetto: dare spazio al valore dell’altro, ai suoi bisogni, anche alla sua pigrizia indolente. E si è felici quando si entra nella felicità dell’altro, quando i cuori si avvicinano ed esprimono il loro vissuto, quando il cambiamento porta a casa emozioni. Emozioni che non sono sempre quelle desiderate. A volte fanno anche male, ma vanno vissute come i nei della pelle. Ci sono, si vedono, ma non disturbano. Occorre solo riconoscerne la pericolosità.
E anche se gli altri ci fanno male, dobbiamo riconoscere che ‘i confini fanno bene’. Del resto, ci sono film come Youth (Giovinezza di C. Sorrentino) che ci ricordano che ‘le emozioni sono tutto quello che abbiamo’. Vanno vissute e protette.