
La visione Dionisiaca della vita è fervore, fermentazione di ogni stimolo, vitalità all’ennesima potenza. Piace a tutti, come piace essere amati, adorati e stimolati. Il problema è la reciprocità, l’allineamento, l’equilibrio. E soprattutto la ricerca.
E cosa cerca una coppia ai confini dell’esperienza, dei propri progetti e sogni?
Cerca il bene dell’altro, il bene comune, o la pacificazione personale? Cerca la misura, nell’attesa di una visione più chiara, o l’esercizio del controllo sulle mete?
Nella coppia, anche quando il tempo viene vissuto con divertimento, iniziativa, pienezza, si cerca sempre qualcosa di più. Da sperimentare, da creare, da realizzare, da scardinare. Pena la noia e lo sconforto. L’esaltazione e la depressione. E a quel punto, il fare diventa divertimento e svago? O impegno e seccatura?
Sono domande pressanti. Ma alla fine, cosa si sta cercando? Qual è l’obiettivo? E’ la nuova cosa con il suo portato di novità, o la ricerca di una impostazione di vita? E’ il superamento dei demoni interiori o la ricerca di cosa è reale?
Le intenzioni sono buone. E così, come le scarpe nuove sono più belle, anche le vecchie hanno i loro pregi: sono comode e sono state scelte per percorrere molti chilometri.
A volte la coppia riflette e si destabilizza sugli elementi qualitativi della vita e dei tempi di reazione di ciascuno. Ma ancora, qual è lo scopo? Non è quello di aiutare l’altro a fare luce sulle ombre dei suoi meccanismi più reconditi?
Quando ci si specchia nell’altro e lo si vuole cambiare. Quando si vivono esperienze che fanno brillare. Quando si cerca il meglio del meglio. Non è che dietro quelle nuvole, oltre quel fiume, dentro quel pozzo, quando tutto scompare, si scopre, in solitudine, il risveglio dalle proprie angosce arcaiche, il proprio centro e in definitiva, se si ha pazienza di sostare, una rinnovata saggezza?
Ogni atto ed esperienza è vera per la persona che la vive. Non necessariamente per l’altro che, pur apprezzando le espressioni e gli stimoli, ha altri modi di guardare dietro le nuvole, oltre quel mare, dentro quel pozzo.
E cosa cerca una coppia ai confini dell’esperienza, dei propri progetti e sogni?
Cerca il bene dell’altro, il bene comune, o la pacificazione personale? Cerca la misura, nell’attesa di una visione più chiara, o l’esercizio del controllo sulle mete?
Nella coppia, anche quando il tempo viene vissuto con divertimento, iniziativa, pienezza, si cerca sempre qualcosa di più. Da sperimentare, da creare, da realizzare, da scardinare. Pena la noia e lo sconforto. L’esaltazione e la depressione. E a quel punto, il fare diventa divertimento e svago? O impegno e seccatura?
Sono domande pressanti. Ma alla fine, cosa si sta cercando? Qual è l’obiettivo? E’ la nuova cosa con il suo portato di novità, o la ricerca di una impostazione di vita? E’ il superamento dei demoni interiori o la ricerca di cosa è reale?
Le intenzioni sono buone. E così, come le scarpe nuove sono più belle, anche le vecchie hanno i loro pregi: sono comode e sono state scelte per percorrere molti chilometri.
A volte la coppia riflette e si destabilizza sugli elementi qualitativi della vita e dei tempi di reazione di ciascuno. Ma ancora, qual è lo scopo? Non è quello di aiutare l’altro a fare luce sulle ombre dei suoi meccanismi più reconditi?
Quando ci si specchia nell’altro e lo si vuole cambiare. Quando si vivono esperienze che fanno brillare. Quando si cerca il meglio del meglio. Non è che dietro quelle nuvole, oltre quel fiume, dentro quel pozzo, quando tutto scompare, si scopre, in solitudine, il risveglio dalle proprie angosce arcaiche, il proprio centro e in definitiva, se si ha pazienza di sostare, una rinnovata saggezza?
Ogni atto ed esperienza è vera per la persona che la vive. Non necessariamente per l’altro che, pur apprezzando le espressioni e gli stimoli, ha altri modi di guardare dietro le nuvole, oltre quel mare, dentro quel pozzo.