
Ci sono comportamenti che fanno chiudere rapporti improntati all'amicizia, al rispetto personale e professionale.
E ci chiediamo ‘perché accade?’
Capita che persone conosciute e rispettate per il loro garbo, classe e ruolo, non si riconoscano più. Capita, inoltre, di vergognarsi per le stupidaggini messe in circolazione sul nostro conto.
In tali casi, non si sa bene come reagire e comportarsi.
Si fa finta di niente e si contestualizza il tutto per un’incapacità a comunicare a 360° di qualcuno? Si chiudono i rapporti, perché manifestamente infelici o patologici? O è meglio la risposta con il randello, la purga o l’educazione?
Abituati a comunicare in modalità contenitiva, prima con poche persone e poi con altre in una rete più vasta, ma sempre in fitta congiunzione, diventa difficile contrastare l’astuzia subdola, l’azione non motivata o la dissimulazione dei fatti.
E’ evidente a tutti che un preconcetto, ripetuto e diffuso ai quattro venti, diventi inaffrontabile con qualsiasi argomentazione. Si subisce la diffidenza e la sospettosità, forse anche la paranoia dell’altro, e quello che viene meno è il divenire autentico delle relazioni e il divenire autentico del pensiero.
Essere valutati come invidiosi, troppo problematici od opportunisti, testimonia il bisogno di proteggersi. Ma la cosa che fa male è la sensazione di essere utilizzati dall'altro e di essere presi nella sua rete.
Tutti noi abbiamo la ragionevole pretesa di realizzare delle esigenze personali e di influenzare il mondo che frequentiamo, ma sentirsi imporre idee e sentimenti non provati, è come dover risarcire qualcuno per averlo disturbato nel suo modo di vivere e di pensare.
Dispiace di essere presi in mezzo e permettere, a chi offre il caffè con il sale, di essere asserviti ai suoi bisogni ed ai suoi servizi.
Ma cosa si può fare, oggi, in un tempo ed in uno spazio sociali così borderline, dove ogni rapporto ne lega e nega altri, con interlocutori che non si riescono ad identificare correttamente?
Penso che occorra rimanere in contatto con il corpo, con la verticalità profonda, visibile e reale delle relazioni, e soprattutto con la capacità interiore di definire qual è il senso e l’Oggetto luminoso da seguire, nella ricerca di persone che, dietro le maschere delle loro posizioni, ragionano con il naturale senso della vita.
E ci chiediamo ‘perché accade?’
Capita che persone conosciute e rispettate per il loro garbo, classe e ruolo, non si riconoscano più. Capita, inoltre, di vergognarsi per le stupidaggini messe in circolazione sul nostro conto.
In tali casi, non si sa bene come reagire e comportarsi.
Si fa finta di niente e si contestualizza il tutto per un’incapacità a comunicare a 360° di qualcuno? Si chiudono i rapporti, perché manifestamente infelici o patologici? O è meglio la risposta con il randello, la purga o l’educazione?
Abituati a comunicare in modalità contenitiva, prima con poche persone e poi con altre in una rete più vasta, ma sempre in fitta congiunzione, diventa difficile contrastare l’astuzia subdola, l’azione non motivata o la dissimulazione dei fatti.
E’ evidente a tutti che un preconcetto, ripetuto e diffuso ai quattro venti, diventi inaffrontabile con qualsiasi argomentazione. Si subisce la diffidenza e la sospettosità, forse anche la paranoia dell’altro, e quello che viene meno è il divenire autentico delle relazioni e il divenire autentico del pensiero.
Essere valutati come invidiosi, troppo problematici od opportunisti, testimonia il bisogno di proteggersi. Ma la cosa che fa male è la sensazione di essere utilizzati dall'altro e di essere presi nella sua rete.
Tutti noi abbiamo la ragionevole pretesa di realizzare delle esigenze personali e di influenzare il mondo che frequentiamo, ma sentirsi imporre idee e sentimenti non provati, è come dover risarcire qualcuno per averlo disturbato nel suo modo di vivere e di pensare.
Dispiace di essere presi in mezzo e permettere, a chi offre il caffè con il sale, di essere asserviti ai suoi bisogni ed ai suoi servizi.
Ma cosa si può fare, oggi, in un tempo ed in uno spazio sociali così borderline, dove ogni rapporto ne lega e nega altri, con interlocutori che non si riescono ad identificare correttamente?
Penso che occorra rimanere in contatto con il corpo, con la verticalità profonda, visibile e reale delle relazioni, e soprattutto con la capacità interiore di definire qual è il senso e l’Oggetto luminoso da seguire, nella ricerca di persone che, dietro le maschere delle loro posizioni, ragionano con il naturale senso della vita.