
Se decidiamo di fare dei cambiamenti importanti nella nostra vita, una delle cose più difficili è quella di gestire le ragioni complesse e contrastanti che rimbalzano a destra e a manca. In certi momenti, sembra che il pensiero oscilli tra riserve e vantaggi alla ricerca delle ragioni più promettenti per risolvere magicamente i nostri dubbi.
Come fare, allora, per uscire dalla foresta delle idee e prendere una determinata direzione?
Normalmente si comincia a parlarne a voce alta, più spesso con se stessi e talvolta con qualcuno. Lo scopo è quello di raccogliere nuovi pesi da mettere sulla bilancia delle ragioni, degli ordini e delle distanze da regolare.
Scrivere i pro ed i contro delle ragioni delle proprie ambivalenze, aggiunge senz’altro qualcosa in più al nostro quadro operativo.
Ma qual è il vero problema? Se si rimane nel dubbio della reciprocità dei vantaggi, sia per un cambiamento che per il mantenimento di uno status quo, non si vede l’insieme. Si vede l’albero, ma non la foresta. Ma soprattutto non si vede la strada per uscire dalla foresta.
Quindi, va colto l’insieme. Spesso non c’è una direzione da prendere o un obiettivo chiaro da perseguire. C’è un dilemma. C’è un controllo emotivo da recuperare, una percezione più chiara da identificare, più informazioni da elaborare.
In definitiva, serve più attenzione, più ascolto e supporto, a ciò che accade. C’è da mettere l’Io in pausa, per lasciare emergere ciò che c’è e ciò che si intende essere. E ciò che si intende essere (probabilmente con maggiore rispetto, realizzazione e fiducia in se stessi), affiora naturalmente come un insieme di valori fondamentali a sostegno degli emergenti movimenti interiori.
E’ quell’intenzionalità che permette di riconoscere cosa vale la pena vivere e a cosa aspirare. E’ un modo per conoscersi e comprendersi in una prospettiva non limitata e capire gli obiettivi di vita davvero unici per noi.
Da lì, da quella focalizzazione, è possibile decidere quale strada intraprendere, con quale forza, con quale coerenza.
Mi viene di pensare che fermarsi, stare in silenzio e seguire le proprie onde interiori, siano ottime chiavi per aprire le finestre e trovare alternative ai nostri dilemmi.
Come fare, allora, per uscire dalla foresta delle idee e prendere una determinata direzione?
Normalmente si comincia a parlarne a voce alta, più spesso con se stessi e talvolta con qualcuno. Lo scopo è quello di raccogliere nuovi pesi da mettere sulla bilancia delle ragioni, degli ordini e delle distanze da regolare.
Scrivere i pro ed i contro delle ragioni delle proprie ambivalenze, aggiunge senz’altro qualcosa in più al nostro quadro operativo.
Ma qual è il vero problema? Se si rimane nel dubbio della reciprocità dei vantaggi, sia per un cambiamento che per il mantenimento di uno status quo, non si vede l’insieme. Si vede l’albero, ma non la foresta. Ma soprattutto non si vede la strada per uscire dalla foresta.
Quindi, va colto l’insieme. Spesso non c’è una direzione da prendere o un obiettivo chiaro da perseguire. C’è un dilemma. C’è un controllo emotivo da recuperare, una percezione più chiara da identificare, più informazioni da elaborare.
In definitiva, serve più attenzione, più ascolto e supporto, a ciò che accade. C’è da mettere l’Io in pausa, per lasciare emergere ciò che c’è e ciò che si intende essere. E ciò che si intende essere (probabilmente con maggiore rispetto, realizzazione e fiducia in se stessi), affiora naturalmente come un insieme di valori fondamentali a sostegno degli emergenti movimenti interiori.
E’ quell’intenzionalità che permette di riconoscere cosa vale la pena vivere e a cosa aspirare. E’ un modo per conoscersi e comprendersi in una prospettiva non limitata e capire gli obiettivi di vita davvero unici per noi.
Da lì, da quella focalizzazione, è possibile decidere quale strada intraprendere, con quale forza, con quale coerenza.
Mi viene di pensare che fermarsi, stare in silenzio e seguire le proprie onde interiori, siano ottime chiavi per aprire le finestre e trovare alternative ai nostri dilemmi.