
L’impulso alla crescita psicologica passa dalla percezione, alla parola, al gesto, alla consapevolezza. Tutti questi fattori, quando agiscono in relazione tra loro, producono risultati illuminanti sull’intero organismo psicosomatico.
La soluzione isolata di un problema che non tenga conto della complessa realtà dell’individuo rischia di dissolvere i delicati significati che lo sostengono generando un senso di separazione, di frustrazione e di isolamento. E’ pertanto utile riconoscere, mobilizzare e liberare gli impulsi vitali che permettono all’organismo nel suo insieme di esprimersi tanto nel dolore, quanto nel piacere.
Il dolore esistenziale è spesso raccontato da parole che non bastano a comporre la frattura tra il dire e il fare. Mentre il piacere talvolta non trova le azioni e le parole per essere pienamente vissuto.
Ecco che diventa necessario sviluppare un approccio ‘organismico’ alla propria azione psicologica e risolvere un dilemma: riuscire a percepire dentro di sé una traccia energetica, un movimento intenso che sgorghi liberamente. Potrebbe essere qualsiasi impulso, iniziativa o movimento, purché spontaneo.
Procedendo attraverso la sensazione più intensa, l’immagine più suggestiva, la parola più efficace, il corpo si fa sentire, il piacere di vivere emerge, il dolore e la malattia ritrovano voce, e soprattutto si sperimenta una efficacia incredibilmente nuova.
La ripetizione di gesti chiave, prodotti consapevolmente e variati spontaneamente, contribuiscono alla trasformazione delle tracce traumatiche in tracce vitali.
Intuire nel proprio corpo il movimento vitale, esercitarlo come primo passo di un cambiamento, significa fare due passi in uno: di ‘presenza in movimento’ e di ‘fiducia nel proprio vivere’.
La soluzione isolata di un problema che non tenga conto della complessa realtà dell’individuo rischia di dissolvere i delicati significati che lo sostengono generando un senso di separazione, di frustrazione e di isolamento. E’ pertanto utile riconoscere, mobilizzare e liberare gli impulsi vitali che permettono all’organismo nel suo insieme di esprimersi tanto nel dolore, quanto nel piacere.
Il dolore esistenziale è spesso raccontato da parole che non bastano a comporre la frattura tra il dire e il fare. Mentre il piacere talvolta non trova le azioni e le parole per essere pienamente vissuto.
Ecco che diventa necessario sviluppare un approccio ‘organismico’ alla propria azione psicologica e risolvere un dilemma: riuscire a percepire dentro di sé una traccia energetica, un movimento intenso che sgorghi liberamente. Potrebbe essere qualsiasi impulso, iniziativa o movimento, purché spontaneo.
Procedendo attraverso la sensazione più intensa, l’immagine più suggestiva, la parola più efficace, il corpo si fa sentire, il piacere di vivere emerge, il dolore e la malattia ritrovano voce, e soprattutto si sperimenta una efficacia incredibilmente nuova.
La ripetizione di gesti chiave, prodotti consapevolmente e variati spontaneamente, contribuiscono alla trasformazione delle tracce traumatiche in tracce vitali.
Intuire nel proprio corpo il movimento vitale, esercitarlo come primo passo di un cambiamento, significa fare due passi in uno: di ‘presenza in movimento’ e di ‘fiducia nel proprio vivere’.