
Avete presente quella crisi strisciante di cui si avverte l’odore ma a cui non riusciamo a dare un nome? Non sappiamo se dipende dagli ormoni, dall’avanzare dell’età, dalle abitudini che ci hanno stufato o dal lavoro che non ci stimola più? Abbiamo solo un dubbio atroce: ‘non sarà mica così per tutta la vita che ho davanti?’
Eppure, siamo realisti. Abbiamo la consapevolezza piena e l’accettazione serena che la vita ha già raggiunto un apice di soddisfazione e di ‘successo’ e che da qui, e per sempre, non potrà altro che declinare.
Abbiamo solo voglia di ritrovare un po’ di buon umore nell’accompagnare la vita così com’è, imparando ad amare quello che c’è e accettando la nostra natura di nomadi.
Siamo andati avanti a piedi pari, saltando, provando, insistendo, dando il massimo, ma qualcosa è rimasto indietro. Le nostre ambizioni e la nostra scala di valori hanno perso terreno e ci chiediamo: ’faccio come ho sempre fatto? Rompo gli indugi e inizio una nuova strada? Intraprendo un sogno più grande? In questo caso c’è la fiducia che si attribuisce ad ogni inizio: la vita trasmette bellezza!.
Oppure stiamo nelle radici di questo momento e ci chiediamo: ‘ dove mi porta tutto questo? Cosa mi suggerisce questa crisi? Che cosa potrei decidere di fare a questo punto?
Negli anni ci siamo accorti che siamo passati dallo zaino alla valigia, dalla tenda alla barca, dall’avventura alla paura, dal rischio alla ponderatezza dei progetti, ed è arrivato il momento della crisi.
E quindi? E ora? Con i pattini sotto i piedi e con la consapevolezza che ciascuno è come è, cominciamo a fare spazio, a buttare via le cose, a riorganizzare il tempo per noi: per riflettere, per vivere degnamente nel cortile di tutti i giorni, per sostare nella dicotomia.
Prima di correre avanti, pertanto, c’è un tempo meditativo dove vivere senza frenesia, con curiosità, presenza e gusto della scoperta per quello che arriva.
Anche se ciò che sentiamo non ci piace, come la tensione e l’agitazione interiore, quello che affiora da un ascolto profondo è la consapevolezza, la calma mentale e un contatto con la nostra energia creativa e vitale. Dobbiamo solo allungare lo sguardo.
Spesso siamo in crisi perché mancano momenti di vero contatto con noi dove il corpo si ristabilisce alle caratteristiche originali e dove il cervello ha modo di riavviare i processi di ricostruzione psicofisica. Entrambi, corpo e cervello, con le loro modalità.
E’ li, del resto, che dobbiamo ritrovarci ed essere comodi: nella presenza unificante che lavora dentro e attraverso di noi. Il resto arriva generosamente. Qui o là, comunque, c’è vita!
Eppure, siamo realisti. Abbiamo la consapevolezza piena e l’accettazione serena che la vita ha già raggiunto un apice di soddisfazione e di ‘successo’ e che da qui, e per sempre, non potrà altro che declinare.
Abbiamo solo voglia di ritrovare un po’ di buon umore nell’accompagnare la vita così com’è, imparando ad amare quello che c’è e accettando la nostra natura di nomadi.
Siamo andati avanti a piedi pari, saltando, provando, insistendo, dando il massimo, ma qualcosa è rimasto indietro. Le nostre ambizioni e la nostra scala di valori hanno perso terreno e ci chiediamo: ’faccio come ho sempre fatto? Rompo gli indugi e inizio una nuova strada? Intraprendo un sogno più grande? In questo caso c’è la fiducia che si attribuisce ad ogni inizio: la vita trasmette bellezza!.
Oppure stiamo nelle radici di questo momento e ci chiediamo: ‘ dove mi porta tutto questo? Cosa mi suggerisce questa crisi? Che cosa potrei decidere di fare a questo punto?
Negli anni ci siamo accorti che siamo passati dallo zaino alla valigia, dalla tenda alla barca, dall’avventura alla paura, dal rischio alla ponderatezza dei progetti, ed è arrivato il momento della crisi.
E quindi? E ora? Con i pattini sotto i piedi e con la consapevolezza che ciascuno è come è, cominciamo a fare spazio, a buttare via le cose, a riorganizzare il tempo per noi: per riflettere, per vivere degnamente nel cortile di tutti i giorni, per sostare nella dicotomia.
Prima di correre avanti, pertanto, c’è un tempo meditativo dove vivere senza frenesia, con curiosità, presenza e gusto della scoperta per quello che arriva.
Anche se ciò che sentiamo non ci piace, come la tensione e l’agitazione interiore, quello che affiora da un ascolto profondo è la consapevolezza, la calma mentale e un contatto con la nostra energia creativa e vitale. Dobbiamo solo allungare lo sguardo.
Spesso siamo in crisi perché mancano momenti di vero contatto con noi dove il corpo si ristabilisce alle caratteristiche originali e dove il cervello ha modo di riavviare i processi di ricostruzione psicofisica. Entrambi, corpo e cervello, con le loro modalità.
E’ li, del resto, che dobbiamo ritrovarci ed essere comodi: nella presenza unificante che lavora dentro e attraverso di noi. Il resto arriva generosamente. Qui o là, comunque, c’è vita!