
Abbiamo dimenticato le chiavi? Di fare un conteggio corretto? Di comprare un attrezzo? etc… e siamo stati rimproverati? Ci siamo rimproverati! Tutto questo rimugina nel cervello. Perché ho dimenticato le chiavi? Perchè non ho fatto i conti corretti? Perché non ho comprato …? Perché …?
Se lasciamo che questi pensieri invadano la nostra attenzione, le domande che ci poniamo sono: ‘cosa non ho visto? Cosa non ho cercato? Cosa non ho trovato? E la cosa può peggiorare l’evento in sé perché viene moltiplicata dalla nostra autocritica.
Per uscire da questa trappola mentale, dobbiamo porci le stesse domande ma con una operatività presente: ‘cosa non vedo? Cosa non cerco? Cosa non trovo? Questo tipo di domande consentono di uscire da una prospettiva negativa legata all’errore, per aprirsi ad un potenziale di risposte positive, intuitive e creative. Aiutano, letteralmente, a cambiare prospettiva all’errore e di conseguenza al rimuginio stesso.
Bisogna, in altre parole, che si riesca a riattivare una memoria attiva là dove la memoria dell’errore sembra prevalere.
Proviamo.
‘Ho dimenticato la tal cosa …’. Sono uno stupido, poteva succedere qualcosa di grave. Quella persona mi ha rimproverato. Sono un incosciente. Non valgo. Gli altri penseranno di me che sono un asino … cosa ci sto a fare al mondo … etc. La china è spiacevolmente negativa.
Proviamo in modo diverso.
Cosa non vedo? Che sono preoccupato di dover svolgere la tal cosa … etc.
Cosa non trovo? L’attenzione focalizzata ad un compito impegnativo che devo svolgere… etc. Cosa non cerco? La chiarezza e la volontà di compiere alcuni passi precisi di azione… etc.
Il percorso passa dal rimuginio all’azione concreta su cose che sono in corso d’opera, ma che abbiamo momentaneamente tralasciato. Finisce il rimuginio e si rifocalizza l’attenzione in modo totalmente nuovo, su cose concrete.
Se lasciamo che questi pensieri invadano la nostra attenzione, le domande che ci poniamo sono: ‘cosa non ho visto? Cosa non ho cercato? Cosa non ho trovato? E la cosa può peggiorare l’evento in sé perché viene moltiplicata dalla nostra autocritica.
Per uscire da questa trappola mentale, dobbiamo porci le stesse domande ma con una operatività presente: ‘cosa non vedo? Cosa non cerco? Cosa non trovo? Questo tipo di domande consentono di uscire da una prospettiva negativa legata all’errore, per aprirsi ad un potenziale di risposte positive, intuitive e creative. Aiutano, letteralmente, a cambiare prospettiva all’errore e di conseguenza al rimuginio stesso.
Bisogna, in altre parole, che si riesca a riattivare una memoria attiva là dove la memoria dell’errore sembra prevalere.
Proviamo.
‘Ho dimenticato la tal cosa …’. Sono uno stupido, poteva succedere qualcosa di grave. Quella persona mi ha rimproverato. Sono un incosciente. Non valgo. Gli altri penseranno di me che sono un asino … cosa ci sto a fare al mondo … etc. La china è spiacevolmente negativa.
Proviamo in modo diverso.
Cosa non vedo? Che sono preoccupato di dover svolgere la tal cosa … etc.
Cosa non trovo? L’attenzione focalizzata ad un compito impegnativo che devo svolgere… etc. Cosa non cerco? La chiarezza e la volontà di compiere alcuni passi precisi di azione… etc.
Il percorso passa dal rimuginio all’azione concreta su cose che sono in corso d’opera, ma che abbiamo momentaneamente tralasciato. Finisce il rimuginio e si rifocalizza l’attenzione in modo totalmente nuovo, su cose concrete.