
Quando due persone si immergono nella loro complessità amorosa, si realizza un ‘taglia e cuci’ di discussioni e uno ‘strappa e incolla’ di litigi, che anno dopo anno fanno nascere e morire gli stimoli e la bellezza della coppia.
Col tempo gli stimoli diventano sempre meno interessanti e la stanchezza diventa sempre più una farfalla con carrello. Si desidera avere spazi privati per respirare e ci si pente per l’accelerazione degli eventi. I figli dell’altro diventano un peso e la vita a scadenze, diventa frenetica.
Non si pensa più all’amore … si avverte il sudore dell’ansia e il sollievo della camera iperbarica nella quale ci si rifugia con la testa. Ma anche lì ci si sente ammalati di colpa e vergogna. Bisogna resistere.
Se poi si lavora insieme e ci sono altre persone che si intromettono, altre compagne/i, parenti, gelosie e problemi, non basta la camera iperbarica, occorre un cannocchiale per guardare oltre.
E allora, mi chiedo, come si fa a prendersi spazi di tranquillità senza sentirsi in colpa? Non basta invitare l’altro a organizzare i propri spazi riempiendoli di moto, chitarra e cicale. Bisogna decidere a prescindere.
Occorre maturare una decisione incorniciata e senza sbavature. Occorre, agire per sé.
In fondo, che razza di zanzara si crede di schiacciare sul muro, intanto che si pensa di andare in vacanza nelle proprie praterie interiori? Non è più necessario vedersi come ragazzine/i di 30/40/50 anni, ma signore/i che escono dalle perturbazioni edipiche.
E allora, non è meglio alternare il martello (quello delle martellate al compagno/a) con la potatura del giardino dell’amore?
Credo sia decisamente una buona idea quella di ragionare sulle situazioni e prosciugare le incertezze.
Quindi, avanti con l’idea dei propri spazi, perché fa bene anche all’amore appassionato.
Col tempo gli stimoli diventano sempre meno interessanti e la stanchezza diventa sempre più una farfalla con carrello. Si desidera avere spazi privati per respirare e ci si pente per l’accelerazione degli eventi. I figli dell’altro diventano un peso e la vita a scadenze, diventa frenetica.
Non si pensa più all’amore … si avverte il sudore dell’ansia e il sollievo della camera iperbarica nella quale ci si rifugia con la testa. Ma anche lì ci si sente ammalati di colpa e vergogna. Bisogna resistere.
Se poi si lavora insieme e ci sono altre persone che si intromettono, altre compagne/i, parenti, gelosie e problemi, non basta la camera iperbarica, occorre un cannocchiale per guardare oltre.
E allora, mi chiedo, come si fa a prendersi spazi di tranquillità senza sentirsi in colpa? Non basta invitare l’altro a organizzare i propri spazi riempiendoli di moto, chitarra e cicale. Bisogna decidere a prescindere.
Occorre maturare una decisione incorniciata e senza sbavature. Occorre, agire per sé.
In fondo, che razza di zanzara si crede di schiacciare sul muro, intanto che si pensa di andare in vacanza nelle proprie praterie interiori? Non è più necessario vedersi come ragazzine/i di 30/40/50 anni, ma signore/i che escono dalle perturbazioni edipiche.
E allora, non è meglio alternare il martello (quello delle martellate al compagno/a) con la potatura del giardino dell’amore?
Credo sia decisamente una buona idea quella di ragionare sulle situazioni e prosciugare le incertezze.
Quindi, avanti con l’idea dei propri spazi, perché fa bene anche all’amore appassionato.