
Dopo 30 anni di matrimonio, parole che sembrano scuse - per l’assenza, il non ascolto, il distacco protratto per tanto tempo - arrivano come pugni nello stomaco a ricordare la ‘violenza psicologica’ subita dall’amato. Amato che dopo gli ardori dei primi anni si è defilato nel proprio mondo di abitudini solitarie mentre la moglie si è completamente rivolta all’accudimento del figlio e delle proprie responsabilità.
La lettera parte dal marito come scusa e tentativo di riconciliazione e arriva alla moglie come insensibilità, deprivazione emotiva, cattiveria.
Per troppi anni la relazione è rimasta arenata: i normali sviluppi di un matrimonio che prometteva di accendere i ruoli molteplici dei protagonisti (come amanti, genitori, amici, lavoratori), si trasformano in blocchi paralizzati da un gelo interiore.
La normale esperienza della coppia che per poco tempo ha provato ad esplorare ogni ruolo nascente, dalla responsabilità al gioco, dalla comunicazione all'amore, si arresta nelle strutture emozionali più elementari e non evolve.
Nella invisibilità reciproca, la coppia esplora le storie antiche delle proprie insoddisfazioni, e le riversa inconsapevolmente nel rapporto, affondandolo in un mare paleolitico. ‘E’ uno ‘stronzo’ o è inconsapevole’. ‘E’ cattivo o è carente?’ - si chiede lei. - ‘E’ la solita lamentosa o è semplicemente preoccupata?. ‘E’ creativa o è asfissiante? - Si chiede lui.
Chissà dove sta la ragione. Probabilmente la ragione stessa si è smarrita tra i bisogni frustrati, i rimproveri, la rabbia, la solitudine e la paura.
Ora rimangono le pietre ‘solitarie’ su cui edificare nuovi significati per la vita e per la relazione: nuove opportunità e scoperte, nuove emozioni ed esperienze da non perdere. Nuove curiosità e interessi verso l’altro per arrivare a condividere la lunghezza d’onda delle parole e dei sentimenti che riemergono dalle lacrime della vita.
La lettera parte dal marito come scusa e tentativo di riconciliazione e arriva alla moglie come insensibilità, deprivazione emotiva, cattiveria.
Per troppi anni la relazione è rimasta arenata: i normali sviluppi di un matrimonio che prometteva di accendere i ruoli molteplici dei protagonisti (come amanti, genitori, amici, lavoratori), si trasformano in blocchi paralizzati da un gelo interiore.
La normale esperienza della coppia che per poco tempo ha provato ad esplorare ogni ruolo nascente, dalla responsabilità al gioco, dalla comunicazione all'amore, si arresta nelle strutture emozionali più elementari e non evolve.
Nella invisibilità reciproca, la coppia esplora le storie antiche delle proprie insoddisfazioni, e le riversa inconsapevolmente nel rapporto, affondandolo in un mare paleolitico. ‘E’ uno ‘stronzo’ o è inconsapevole’. ‘E’ cattivo o è carente?’ - si chiede lei. - ‘E’ la solita lamentosa o è semplicemente preoccupata?. ‘E’ creativa o è asfissiante? - Si chiede lui.
Chissà dove sta la ragione. Probabilmente la ragione stessa si è smarrita tra i bisogni frustrati, i rimproveri, la rabbia, la solitudine e la paura.
Ora rimangono le pietre ‘solitarie’ su cui edificare nuovi significati per la vita e per la relazione: nuove opportunità e scoperte, nuove emozioni ed esperienze da non perdere. Nuove curiosità e interessi verso l’altro per arrivare a condividere la lunghezza d’onda delle parole e dei sentimenti che riemergono dalle lacrime della vita.