
Trovo assolutamente normale parlare della crisi economica, della crisi del lavoro e delle difficoltà personali che ne conseguono, in famiglia, con gli amici, con gli altri. Credo abbia un effetto calmante, di controllo, di analisi, di condivisione.
Trovo altresì normale che prevalgano pensieri negativi; che siano inibiti i processi di conforto cognitivo; che il vissuto emotivo sia confuso e caotico. Insomma un brutto temporale.
Rimuginare o riflettere sulla crisi, lo trovo normale perché è un modo per ciascuno di noi di considerare non impulsivamente qual'è la risposta più appropriata ai difficili momenti che attraversiamo. Quindi preoccuparsi, rimuginare, porsi in uno stato di semi-allerta è uno stato che si può definire adattativo, almeno finché non si è presa una qualche decisione operativa.
Per andare oltre il semplice adattamento dobbiamo però abilitare le nostre risorse, capire come vogliamo vivere, tenere desta la nostra missione e porre costantemente la nostra attenzione sulla luce di questo faro. Ne vedremo i risultati attraverso le esperienze e gli eventi sincronici che si disporranno sul nostro cammino. Il nostro faro ci segnalerà di osservare e costruire soggettivamente la nostra realtà, con una particolare attenzione a come coltiviamo i nostri sogni e a come gestiamo le nostre nuvole emotive.
L'azione chiave dovrà riguardare la consapevolezza che ciò che noi siamo e le realtà che viviamo sono interconnesse. A noi spetta il compito di esprimere la nostra migliore natura, che è cambiamento, consapevolezza, conoscenza, e accettare la crisi come un evento sincronico senza il quale la nostra vita non potrebbe essere quella che è: una meravigliosa sintesi di opportunità e di reinvenzione.
Trovo altresì normale che prevalgano pensieri negativi; che siano inibiti i processi di conforto cognitivo; che il vissuto emotivo sia confuso e caotico. Insomma un brutto temporale.
Rimuginare o riflettere sulla crisi, lo trovo normale perché è un modo per ciascuno di noi di considerare non impulsivamente qual'è la risposta più appropriata ai difficili momenti che attraversiamo. Quindi preoccuparsi, rimuginare, porsi in uno stato di semi-allerta è uno stato che si può definire adattativo, almeno finché non si è presa una qualche decisione operativa.
Per andare oltre il semplice adattamento dobbiamo però abilitare le nostre risorse, capire come vogliamo vivere, tenere desta la nostra missione e porre costantemente la nostra attenzione sulla luce di questo faro. Ne vedremo i risultati attraverso le esperienze e gli eventi sincronici che si disporranno sul nostro cammino. Il nostro faro ci segnalerà di osservare e costruire soggettivamente la nostra realtà, con una particolare attenzione a come coltiviamo i nostri sogni e a come gestiamo le nostre nuvole emotive.
L'azione chiave dovrà riguardare la consapevolezza che ciò che noi siamo e le realtà che viviamo sono interconnesse. A noi spetta il compito di esprimere la nostra migliore natura, che è cambiamento, consapevolezza, conoscenza, e accettare la crisi come un evento sincronico senza il quale la nostra vita non potrebbe essere quella che è: una meravigliosa sintesi di opportunità e di reinvenzione.