
Donne con i numeri, che ragionano alla velocità della luce e vivono con la pancia, sentono tutto. Con l’orecchio nella pancia percepiscono ogni cosa e prendono decisioni. Seguono le sensazioni e sentono di essere sulla strada giusta. La pancia diventa un luogo di sensazioni da ascoltare come un oracolo.
Per questo, c’è la voglia di vivere la realtà come la si sente, non come gli altri o la società la richiedono.
E le emozioni, sorprendono.
Quando trovano spazio, sembrano avere un obiettivo infinito: esplorare la libertà, giocare come bambini felici tra le onde, ridere immersi nei meccanismi gioiosi della natura.
Quando le emozioni si scontrano con le ingiustizie, invece, sale il matto, crescela rabbia, tremano le mani. Ci si sforza di trattenere il serial killer che c’è dentro. La pazienza finisce.
Senza irruenza, ma con determinazione, con i sensi allertati, si oscilla tra la gioia e la rabbia, la leggerezza e la ribellione.
E quando, come nei sogni dalle mete irraggiungibili, accade qualcosa di importante ‘là’, ma noi passiamo da un’altra parte; oppure, vediamo la meta che mentre ci avviciniamo scompare, o ancora, rincorriamo figure del desiderio che non ci riconoscono. Viviamo sensazioni di smarrimento e perdiamo la bussola.
Solo l’ascolto della pancia, con i suoi ritmi sensazionali, sembra autorizzare una regressione senza filtri e aspettative. Verso il basso, verso la terra, verso ritmi arcaici. La pancia diventa un luogo del silenzio dove sostare e il linguaggio delle sensazioni diventa quello della giungla: è l’ascolto profondo, dove le esperienze recenti e lontane, anche le più dolorose, vengono accolte in modo nuovo.
Il mondo interiore si esprime con un ‘sì’, le persone riprendono la loro posizione naturale, la pancia respira e si espande, dentro.
Soprattutto dentro.
Per questo, c’è la voglia di vivere la realtà come la si sente, non come gli altri o la società la richiedono.
E le emozioni, sorprendono.
Quando trovano spazio, sembrano avere un obiettivo infinito: esplorare la libertà, giocare come bambini felici tra le onde, ridere immersi nei meccanismi gioiosi della natura.
Quando le emozioni si scontrano con le ingiustizie, invece, sale il matto, crescela rabbia, tremano le mani. Ci si sforza di trattenere il serial killer che c’è dentro. La pazienza finisce.
Senza irruenza, ma con determinazione, con i sensi allertati, si oscilla tra la gioia e la rabbia, la leggerezza e la ribellione.
E quando, come nei sogni dalle mete irraggiungibili, accade qualcosa di importante ‘là’, ma noi passiamo da un’altra parte; oppure, vediamo la meta che mentre ci avviciniamo scompare, o ancora, rincorriamo figure del desiderio che non ci riconoscono. Viviamo sensazioni di smarrimento e perdiamo la bussola.
Solo l’ascolto della pancia, con i suoi ritmi sensazionali, sembra autorizzare una regressione senza filtri e aspettative. Verso il basso, verso la terra, verso ritmi arcaici. La pancia diventa un luogo del silenzio dove sostare e il linguaggio delle sensazioni diventa quello della giungla: è l’ascolto profondo, dove le esperienze recenti e lontane, anche le più dolorose, vengono accolte in modo nuovo.
Il mondo interiore si esprime con un ‘sì’, le persone riprendono la loro posizione naturale, la pancia respira e si espande, dentro.
Soprattutto dentro.