
Quando ci si separa, si arriva al capolinea e si prova dolore. Quando ci sono figli, aumentano le responsabilità e anche le colpe di ‘non aver fatto’, di ‘non aver detto’, di ‘non saper come fare…’. Quando si hanno cose da recriminare all’ex, si rischia di rimanere invischiati in una relazione piena di domande, di aspettative e di comunicazioni interrotte.
Nella separazione, la sensazione di essere messi da parte è penosa. Anche quando le scelte sono state sacrosante, lo strappo fa male.
Il terreno di confronto dopo la separazione, al di sopra delle ragioni e dei torti, è la comunicazione e conta poco meditare sui mantra ‘stai buona’, ‘stai zitta’, ‘non dire niente’, perché ad un certo punto, negli interventi, si esplode. Quasi sempre in modo infelice.
Il tentativo di comunicare da genitori, da ex amanti o da ex sposati, rimangono le stesse e si ripetono senza vie d’uscita. Cambiano gli scenari ma non le modalità comunicative, le aspettative, le richieste, i bisogni. Si agisce drammaticamente dentro un copione.
Prima l’uno ascoltava mentre l’altra stimolava e parlava. Rincorrendosi, magari. Oggi, dopo la separazione, l’una chiede, l’altro alza i muri e non parla che attraverso sms, biglietti, figli, denaro.
Un piccolo nucleo di narcisismo chiede risposte alla propria insoddisfazione carica di colpe e rimpianti, mentre il logoramento procede inesorabile. Una parte interna chiede giustizia, ma non vede altra via che proseguire la crociata, attuando le medesime dinamiche di un tempo andato.
Poi, come nelle favole, accade qualcosa che sembra impossibile. Si arriva ad un punto, dove ci si accorda ad un nuovo punto di vista, un nuovo paradigma, e si smette di essere coinvolti.
Si comunica con quello che c’è, con i comportamenti meno evidenti, sfuggenti e trasversali dell’ex, ma anche dei figli. Si smette di cercare quel sostegno che l’ex non è mai riuscito a far percepire. Si prende atto che ha fatto altre cose, a modo suo. Si riconoscono e si accolgono le sue modalità.
Se si riesce, si mettono dei confini e si è finalmente liberi dall’ex compagno e da quella bimba interiore che nel pianto e nella disperazione trova chi l’ascolta e la dirige alla maturità degli accadimenti della vita.
Qualcosa mancherà e qualcosa migliorerà. Migliorerà il ‘mantra’ della comunicazione che invece di essere ‘se almeno una volta mi capissi’, diventerà: ‘finalmente libera nelle mie evoluzioni’.
Nella separazione, la sensazione di essere messi da parte è penosa. Anche quando le scelte sono state sacrosante, lo strappo fa male.
Il terreno di confronto dopo la separazione, al di sopra delle ragioni e dei torti, è la comunicazione e conta poco meditare sui mantra ‘stai buona’, ‘stai zitta’, ‘non dire niente’, perché ad un certo punto, negli interventi, si esplode. Quasi sempre in modo infelice.
Il tentativo di comunicare da genitori, da ex amanti o da ex sposati, rimangono le stesse e si ripetono senza vie d’uscita. Cambiano gli scenari ma non le modalità comunicative, le aspettative, le richieste, i bisogni. Si agisce drammaticamente dentro un copione.
Prima l’uno ascoltava mentre l’altra stimolava e parlava. Rincorrendosi, magari. Oggi, dopo la separazione, l’una chiede, l’altro alza i muri e non parla che attraverso sms, biglietti, figli, denaro.
Un piccolo nucleo di narcisismo chiede risposte alla propria insoddisfazione carica di colpe e rimpianti, mentre il logoramento procede inesorabile. Una parte interna chiede giustizia, ma non vede altra via che proseguire la crociata, attuando le medesime dinamiche di un tempo andato.
Poi, come nelle favole, accade qualcosa che sembra impossibile. Si arriva ad un punto, dove ci si accorda ad un nuovo punto di vista, un nuovo paradigma, e si smette di essere coinvolti.
Si comunica con quello che c’è, con i comportamenti meno evidenti, sfuggenti e trasversali dell’ex, ma anche dei figli. Si smette di cercare quel sostegno che l’ex non è mai riuscito a far percepire. Si prende atto che ha fatto altre cose, a modo suo. Si riconoscono e si accolgono le sue modalità.
Se si riesce, si mettono dei confini e si è finalmente liberi dall’ex compagno e da quella bimba interiore che nel pianto e nella disperazione trova chi l’ascolta e la dirige alla maturità degli accadimenti della vita.
Qualcosa mancherà e qualcosa migliorerà. Migliorerà il ‘mantra’ della comunicazione che invece di essere ‘se almeno una volta mi capissi’, diventerà: ‘finalmente libera nelle mie evoluzioni’.