
L’espressione corporea della gioia la possiamo immaginare con un corpo slanciato che salta a braccia aperte verso l’alto: i pensieri sono positivi e il corpo sprizza di un’energia esuberante. L’espressione corporea dell’ abbattimento o della fragilità la possiamo vedere, all'opposto, come la resa del corpo alla gravità, agli eventi, agli accidenti: il corpo è accasciato.
E’ piacevole la sensazione di raggiungere momenti e periodi della vita dove tutto è allineato e in equilibrio, e dove la consapevolezza di sé e dei propri bisogni è massima. E’ spiacevole, al contrario, sentirsi svuotati di energie pensanti e con una consapevolezza che si perde nel vortice dei pensieri inquinanti.
L’equilibrio sta nell’autenticità: è dalla verità percepita che bisogna ripartire, è nel sussurro dei propri umori vitali che bisogna riandare, è con il corpo che bisogna ‘pensare’.
Distesi e affranti come animali arresi, le piccole azioni del corpo indicano la via. Per uscire dai circoli viziosi dell’abbattimento il corpo ruota, il collo solleva la testa, la mano la sostiene. L’attenzione si accende, l’emozione si placa, la consapevolezza si orienta: si fermano i pensieri e si accende il vuoto, il sostare quieto dopo la paura.
Non c’è niente di più spiacevole che sentire il proprio IO, abbattuto e impotente, dopo periodi di luminosa consapevolezza. L’Io riemerge dal corpo: da una testa che si rialza, da una schiena che si riallinea, dai piedi che toccano terra. Si risale sul proprio cavallo e si ricomincia a gioire del rumore degli zoccoli.
Certo la vita ripropone le situazioni fino all’esaurimento, fino al riposo assoluto, fino all’incredibile intuizione che ogni gesto e ogni passione fa benissimo il proprio lavoro: invita a meditare. Più la meditazione va in profondità e più si sviluppano delle qualità: si inizia ad essere amorevoli verso se stessi e a lasciar cadere le qualità inferiori, le emozioni negative, i pensieri ridondanti. Si cambia pelle e si cambia comportamento, perché sospinge il vento della vita e della consapevolezza interiore.
E’ piacevole la sensazione di raggiungere momenti e periodi della vita dove tutto è allineato e in equilibrio, e dove la consapevolezza di sé e dei propri bisogni è massima. E’ spiacevole, al contrario, sentirsi svuotati di energie pensanti e con una consapevolezza che si perde nel vortice dei pensieri inquinanti.
L’equilibrio sta nell’autenticità: è dalla verità percepita che bisogna ripartire, è nel sussurro dei propri umori vitali che bisogna riandare, è con il corpo che bisogna ‘pensare’.
Distesi e affranti come animali arresi, le piccole azioni del corpo indicano la via. Per uscire dai circoli viziosi dell’abbattimento il corpo ruota, il collo solleva la testa, la mano la sostiene. L’attenzione si accende, l’emozione si placa, la consapevolezza si orienta: si fermano i pensieri e si accende il vuoto, il sostare quieto dopo la paura.
Non c’è niente di più spiacevole che sentire il proprio IO, abbattuto e impotente, dopo periodi di luminosa consapevolezza. L’Io riemerge dal corpo: da una testa che si rialza, da una schiena che si riallinea, dai piedi che toccano terra. Si risale sul proprio cavallo e si ricomincia a gioire del rumore degli zoccoli.
Certo la vita ripropone le situazioni fino all’esaurimento, fino al riposo assoluto, fino all’incredibile intuizione che ogni gesto e ogni passione fa benissimo il proprio lavoro: invita a meditare. Più la meditazione va in profondità e più si sviluppano delle qualità: si inizia ad essere amorevoli verso se stessi e a lasciar cadere le qualità inferiori, le emozioni negative, i pensieri ridondanti. Si cambia pelle e si cambia comportamento, perché sospinge il vento della vita e della consapevolezza interiore.