
Cercare le responsabilità in quello che ci succede nella vita, ci invita a riflettere sul funzionamento delle relazioni sociali e ci responsabilizza sul senso della nostra esistenza. Ma quando si cerca fuori di sé un ‘capro espiatorio’ per giustificare la rottura di un matrimonio, una relazione, un patto o un interesse, si ricade sulle credenze, la filosofia e la rabbia.
‘Capro espiatorio’ è un modo figurato per cercare all’esterno di sé, gruppo o contesto, il responsabile di una determinata situazione problematica. ‘Sei tu il mio problema!’, dice il fautore di questa rappresentazione.
Invece di cercare le ragioni profonde delle proprie sofferenze, conflitti e comportamenti, incanalandoli, magari, in racconti e narrazioni dotate di senso, il denigratore scivola in un disturbo intriso di aggressività e collera che i clinici ritrovano spesso nel disturbo di personalità borderline e nel disturbo bipolare.
E’ normale che nei rapporti umani ci sia agonismo, competizione, schieramento, ammirazione, riconoscimento, seguito, imitazione, invidia. E cioè conflitto. Fa parte del gioco: si vorrebbe avere ed essere di più di qualcun altro a livello di risorse, di rango, di cultura.
La rivalità, l’ostilità e la rabbia producono scontri e riconciliazioni, provocazioni verbali e riconoscimenti reciproci, sfottò e accuse vicendevoli. La gestione di tutto questo non è semplice. Riguarda i modelli di pensiero, le emozioni, la consapevolezza, la responsabilità.
Troppo spesso le emozioni irrompono nella coscienza con il loro carico soverchiante, inevitabile e ripetuto come nelle stagioni. Si intravvede il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto delle proprie congetture, ma non c’è luce nel vetro, né lampi della ragione. C’è passione, violenza, esercizio fisico per tenersi pronti alla guerra.
Tutto questo cercare fuori di sé il nemico per sconfiggerlo, umiliarlo, distruggerlo pone due grossi problemi: non risana gli equilibri interiori ed è incompatibile con il lavoro.
Come si compensa allora una visione di sé onnipotente e una visione di sé quale comune essere mortale? Un po’ lo fa il gruppo nell’accogliere e nel discriminare, un po’ lo fa il protagonista nel contenere lanci e proiezioni e riempire le griglie vuote.
‘Capro espiatorio’ è un modo figurato per cercare all’esterno di sé, gruppo o contesto, il responsabile di una determinata situazione problematica. ‘Sei tu il mio problema!’, dice il fautore di questa rappresentazione.
Invece di cercare le ragioni profonde delle proprie sofferenze, conflitti e comportamenti, incanalandoli, magari, in racconti e narrazioni dotate di senso, il denigratore scivola in un disturbo intriso di aggressività e collera che i clinici ritrovano spesso nel disturbo di personalità borderline e nel disturbo bipolare.
E’ normale che nei rapporti umani ci sia agonismo, competizione, schieramento, ammirazione, riconoscimento, seguito, imitazione, invidia. E cioè conflitto. Fa parte del gioco: si vorrebbe avere ed essere di più di qualcun altro a livello di risorse, di rango, di cultura.
La rivalità, l’ostilità e la rabbia producono scontri e riconciliazioni, provocazioni verbali e riconoscimenti reciproci, sfottò e accuse vicendevoli. La gestione di tutto questo non è semplice. Riguarda i modelli di pensiero, le emozioni, la consapevolezza, la responsabilità.
Troppo spesso le emozioni irrompono nella coscienza con il loro carico soverchiante, inevitabile e ripetuto come nelle stagioni. Si intravvede il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto delle proprie congetture, ma non c’è luce nel vetro, né lampi della ragione. C’è passione, violenza, esercizio fisico per tenersi pronti alla guerra.
Tutto questo cercare fuori di sé il nemico per sconfiggerlo, umiliarlo, distruggerlo pone due grossi problemi: non risana gli equilibri interiori ed è incompatibile con il lavoro.
Come si compensa allora una visione di sé onnipotente e una visione di sé quale comune essere mortale? Un po’ lo fa il gruppo nell’accogliere e nel discriminare, un po’ lo fa il protagonista nel contenere lanci e proiezioni e riempire le griglie vuote.