
‘Un’orgia di Anime perse’, è il titolo di una canzone di Zucchero Fornaciari che parla di amore e disincanto, e ci ricorda quanto sia vitale per noi ritrovarla, l’anima, nella marea di una vita dai significati minori.
Ma cos’è l’anima? Ed eventualmente: ‘dove si è persa, se l’abbiamo mai avuta?’ E, ‘come ritrovarla?’
Anima, ha significati estesi che riconducono all'essenza della nostra personalità e della nostra individualità.
Fare anima, e cioè creare i presupposti perché l’anima esista, riguarda la capacità di dare valore alla percezione e all'espressione della propria energia vitale, all'autonomia da ruoli ed etichette, all'emancipazione da personalità e identità proiettate, all'espressione di una presenza consapevole alla vita, fino alla libera espressione di sé.
Senza queste basi, senza questo valore, l’anima non esiste, l’anima è svuotata. Si perde in singoli frammenti fatti di bisogni e desideri, di istinti e pulsioni, di innumerevoli pensieri e tempeste di emozioni.
In ognuna di queste espressioni ritroviamo pezzetti di anima che la evocano, ma spesso non la riconosciamo come la ‘nostra’ anima.
Per ritrovarla nella sua interezza abbiamo bisogno di essere presenti in un modo speciale. Abbiamo bisogno di un’attenzione particolare alle nostre espressioni spontanee, alla nostra genuina sensibilità ed entrare in un processo di pulizia interiore.
Per risalire la corrente di un fiume malato e di un’anima persa, è necessario quindi riconoscere i segnali. Non quelli più gravi. Non le somatizzazioni più severe. Ma i primi segnali - quelli delle piccole tensioni muscolari, del nervosismo, della disattenzione ... dell’ignoranza - per intervenire con le cure che sollevano l’anima dal peso intollerabile in cui l’abbiamo soffocata; per riabilitarla attraverso una sana catarsi e un ritorno alla vitalità dell’organismo e, soprattutto, per vedere la vita come un percorso di crescita.
Ma cos’è l’anima? Ed eventualmente: ‘dove si è persa, se l’abbiamo mai avuta?’ E, ‘come ritrovarla?’
Anima, ha significati estesi che riconducono all'essenza della nostra personalità e della nostra individualità.
Fare anima, e cioè creare i presupposti perché l’anima esista, riguarda la capacità di dare valore alla percezione e all'espressione della propria energia vitale, all'autonomia da ruoli ed etichette, all'emancipazione da personalità e identità proiettate, all'espressione di una presenza consapevole alla vita, fino alla libera espressione di sé.
Senza queste basi, senza questo valore, l’anima non esiste, l’anima è svuotata. Si perde in singoli frammenti fatti di bisogni e desideri, di istinti e pulsioni, di innumerevoli pensieri e tempeste di emozioni.
In ognuna di queste espressioni ritroviamo pezzetti di anima che la evocano, ma spesso non la riconosciamo come la ‘nostra’ anima.
Per ritrovarla nella sua interezza abbiamo bisogno di essere presenti in un modo speciale. Abbiamo bisogno di un’attenzione particolare alle nostre espressioni spontanee, alla nostra genuina sensibilità ed entrare in un processo di pulizia interiore.
Per risalire la corrente di un fiume malato e di un’anima persa, è necessario quindi riconoscere i segnali. Non quelli più gravi. Non le somatizzazioni più severe. Ma i primi segnali - quelli delle piccole tensioni muscolari, del nervosismo, della disattenzione ... dell’ignoranza - per intervenire con le cure che sollevano l’anima dal peso intollerabile in cui l’abbiamo soffocata; per riabilitarla attraverso una sana catarsi e un ritorno alla vitalità dell’organismo e, soprattutto, per vedere la vita come un percorso di crescita.