
Nelle situazioni dove sono presenti conflitti comunicativi e incomprensioni, sembrano spegnersi le capacità tipiche di un alto funzionamento mentale:
la mentalizzazione (la capacità di rappresentare e comprendere gli stati mentali e affettivi di un’altra persona),
l’empatia (la capacità di provare le emozioni dell’altro, uscire da una prospettiva egocentrica, scendere a patti e realizzare relazioni costruttive),
l’intelligenza emotiva (la capacità di simulare l’esperienza altrui attraverso l’attivazione dei neuroni a specchio e la ‘teoria della mente’, comprenderne il vissuto e creare legami significativi).
Ma come mai si spengono queste capacità?
Nei casi di separazione, nella gestione del benessere dei figli, nelle controversie educative o nella direzionalità di comportamenti malsani, sembra inevitabile toccare con mano la frustrazione della mancata attivazione di queste attività mentali mature.
Per un professionista dell’aiuto (assistente, avvocato, medico, psicologo, coach, etc.), quando l’altro cade nei suoi vuoti egocentrici, esiste qualche metodo utile per non perdere la bussola di una buona relazione e mantenere operatività e direzionalità, costruttive?
La domanda è necessaria e vitale. Ma quando un soggetto è chiuso nelle proprie idee, nel proprio malessere, nel proprio cerchio di sopravvivenza, come si fa ad aiutarlo a ragionare e a vedere delle alternative?
Vediamo come.
Occorre cercare il filo che sostiene la parte buona della natura umana.
E’ il filo delicato delle positività, del valore intrinseco dell’altro e delle sue buone ragioni (come dice C. Rogers).
E’ la capacità di accendere, anche nel disastro e nel dolore, una fiammella di amore disinteressato per comprendere la realtà, fragile, dell’altro.
Lo scopo è quello di aiutare a reagire ad un quadro più ampio di rabbia, impotenza, dolore; di diminuire la sensazione di minaccia all’integrità personale; e di aumentare la disponibilità ad accettare informazioni potenzialmente minacciose.
Se si riesce a riconoscere all’altro le idee, le capacità e gli sforzi positivi che ha messo in campo nel passato e nel presente, è possibile, lo dico timidamente, portare nelle controversie la speranza di un punto di vista sopportabile.
la mentalizzazione (la capacità di rappresentare e comprendere gli stati mentali e affettivi di un’altra persona),
l’empatia (la capacità di provare le emozioni dell’altro, uscire da una prospettiva egocentrica, scendere a patti e realizzare relazioni costruttive),
l’intelligenza emotiva (la capacità di simulare l’esperienza altrui attraverso l’attivazione dei neuroni a specchio e la ‘teoria della mente’, comprenderne il vissuto e creare legami significativi).
Ma come mai si spengono queste capacità?
Nei casi di separazione, nella gestione del benessere dei figli, nelle controversie educative o nella direzionalità di comportamenti malsani, sembra inevitabile toccare con mano la frustrazione della mancata attivazione di queste attività mentali mature.
Per un professionista dell’aiuto (assistente, avvocato, medico, psicologo, coach, etc.), quando l’altro cade nei suoi vuoti egocentrici, esiste qualche metodo utile per non perdere la bussola di una buona relazione e mantenere operatività e direzionalità, costruttive?
La domanda è necessaria e vitale. Ma quando un soggetto è chiuso nelle proprie idee, nel proprio malessere, nel proprio cerchio di sopravvivenza, come si fa ad aiutarlo a ragionare e a vedere delle alternative?
Vediamo come.
Occorre cercare il filo che sostiene la parte buona della natura umana.
E’ il filo delicato delle positività, del valore intrinseco dell’altro e delle sue buone ragioni (come dice C. Rogers).
E’ la capacità di accendere, anche nel disastro e nel dolore, una fiammella di amore disinteressato per comprendere la realtà, fragile, dell’altro.
Lo scopo è quello di aiutare a reagire ad un quadro più ampio di rabbia, impotenza, dolore; di diminuire la sensazione di minaccia all’integrità personale; e di aumentare la disponibilità ad accettare informazioni potenzialmente minacciose.
Se si riesce a riconoscere all’altro le idee, le capacità e gli sforzi positivi che ha messo in campo nel passato e nel presente, è possibile, lo dico timidamente, portare nelle controversie la speranza di un punto di vista sopportabile.