
Quando nelle amicizie si usa il linguaggio dell’Esperanto, e non la lingua propria, tutto è amore, vicinanza, pacche sulle spalle, cici/cicipu; aperitivi, incontri, risate; selfie, facebook, wattsapp, sms. Insomma si condivide un terreno fertile, ma anche assai insidioso. Il gruppo dei nuovi amici è vissuto come una nuova, vera, affettuosa famiglia. Ma, la famiglia è anche chiacchiere, tante chiacchiere sotto banco, in tutte le lingue e ... si arriva a non capirsi più.
Ognuno ad un certo punto parla il proprio dialetto e arrivano le esclusioni, le incomprensioni, i giudizi. Ed è finita.
Non si dorme più, si aspetta la telefonata o l’sms di riallineamento, che naturalmente non arrivano. Si fatica a frequentare il gruppo perché si è persa la fiducia e si cominciano a vedere i primi fantasmi nell’incomprensione degli altri e del mondo. Niente gira più come deve.
Manca l’interprete della situazione, il google di turno che traduce in un linguaggio comprensibile un testo macchiato da pericolosi strappi comunicativi.
Non è mica successo nulla di grave, ma la sensazione è catastrofica ed estesa: ‘allora è vero, non so stare in mezzo alla gente, ho un problema relazionale’.
Non si riesce più a vedere gli amici come un mondo amico, non ci si riesce più a rispecchiarsi in quella famiglia di affetti, si diventa persino estranei a se stessi.
Fortunatamente i traduttori ci sono e invitano a leggere le situazioni e a collocare tutta la cianfrusaglia mentale dove deve stare, nel flusso delle cose. I traslatori offrono un punto di vista diverso, richiamano le prospettive della realtà e ricordano di utilizzare i codici comunicativi appropriati.
Dopo un salutare allineamento adulto, infatti, si ritorna in compagnia e si vive quello che c’è, anche nella complessità di lingue che sembrano assordanti e false, per chi cerca di regalare l’abbraccio di uno sguardo spontaneo, ma non più ingenuo.
Ognuno ad un certo punto parla il proprio dialetto e arrivano le esclusioni, le incomprensioni, i giudizi. Ed è finita.
Non si dorme più, si aspetta la telefonata o l’sms di riallineamento, che naturalmente non arrivano. Si fatica a frequentare il gruppo perché si è persa la fiducia e si cominciano a vedere i primi fantasmi nell’incomprensione degli altri e del mondo. Niente gira più come deve.
Manca l’interprete della situazione, il google di turno che traduce in un linguaggio comprensibile un testo macchiato da pericolosi strappi comunicativi.
Non è mica successo nulla di grave, ma la sensazione è catastrofica ed estesa: ‘allora è vero, non so stare in mezzo alla gente, ho un problema relazionale’.
Non si riesce più a vedere gli amici come un mondo amico, non ci si riesce più a rispecchiarsi in quella famiglia di affetti, si diventa persino estranei a se stessi.
Fortunatamente i traduttori ci sono e invitano a leggere le situazioni e a collocare tutta la cianfrusaglia mentale dove deve stare, nel flusso delle cose. I traslatori offrono un punto di vista diverso, richiamano le prospettive della realtà e ricordano di utilizzare i codici comunicativi appropriati.
Dopo un salutare allineamento adulto, infatti, si ritorna in compagnia e si vive quello che c’è, anche nella complessità di lingue che sembrano assordanti e false, per chi cerca di regalare l’abbraccio di uno sguardo spontaneo, ma non più ingenuo.