
Nell’aspettare le mosse dell’amato, senza le sue parole e senza le sue conferme, il contatto con il proprio sentire e con la propria realtà diventa fragile e combattuta: ‘amore o solitudine? Illusione o paura? Colpa o desiderio?
Gli amanti possono cambiare stato, ma ogni persona ha un suo stato, indipendente, ed ha, pur nei propri equilibri delicati, la libertà di decidere come ‘camminare sul fuoco’: come sognatore o come esploratore, come vittima o come apprendista della vita.
Quando la ‘bolla dell’amore’ fa ‘puff’, nel dilemma, la protagonista, se si vuole bene, cerca gli aspetti positivi di sé, esplora le ragioni e i possibili significati degli avvenimenti, considera il futuro con le possibilità in esso ancora nascoste e perviene a una palpabile certezza: ‘nonostante tutto, per me c’è ancora speranza, forza, libertà’.
Sperimentare un destino avverso non significa esserne vittime, significa contribuire alla sua costruzione assumendosene giorno dopo giorno la responsabilità.
In un attivo stato di coscienza la persona può reagire significativamente ai richiami dell’abbandono, della solitudine, dell’angoscia.
La rinuncia al rapporto è il primo passo. Ad esso seguono, momento dopo momento, dubbi e incertezze, ma soprattutto decisioni significative: il contatto con se stessi e il proprio bene, la riformulazione delle proprie emozioni, dei propri condizionamenti e delle proprie fragilità, con la vigilante certezza di rispondere alle emozioni, ai condizionamenti e alla scoperta dei punti di forza su cui fare leva.
Il destino nella sua gravità incombe, ma la gravità è solo una forza che non impedisce di camminare. E camminare fa sentire la fatica, scalda i muscoli, rinforza la colonna vertebrale. Tonifica l’autodeterminazione e la libertà, sana, di scegliere tra realtà e idealità.
Gli amanti possono cambiare stato, ma ogni persona ha un suo stato, indipendente, ed ha, pur nei propri equilibri delicati, la libertà di decidere come ‘camminare sul fuoco’: come sognatore o come esploratore, come vittima o come apprendista della vita.
Quando la ‘bolla dell’amore’ fa ‘puff’, nel dilemma, la protagonista, se si vuole bene, cerca gli aspetti positivi di sé, esplora le ragioni e i possibili significati degli avvenimenti, considera il futuro con le possibilità in esso ancora nascoste e perviene a una palpabile certezza: ‘nonostante tutto, per me c’è ancora speranza, forza, libertà’.
Sperimentare un destino avverso non significa esserne vittime, significa contribuire alla sua costruzione assumendosene giorno dopo giorno la responsabilità.
In un attivo stato di coscienza la persona può reagire significativamente ai richiami dell’abbandono, della solitudine, dell’angoscia.
La rinuncia al rapporto è il primo passo. Ad esso seguono, momento dopo momento, dubbi e incertezze, ma soprattutto decisioni significative: il contatto con se stessi e il proprio bene, la riformulazione delle proprie emozioni, dei propri condizionamenti e delle proprie fragilità, con la vigilante certezza di rispondere alle emozioni, ai condizionamenti e alla scoperta dei punti di forza su cui fare leva.
Il destino nella sua gravità incombe, ma la gravità è solo una forza che non impedisce di camminare. E camminare fa sentire la fatica, scalda i muscoli, rinforza la colonna vertebrale. Tonifica l’autodeterminazione e la libertà, sana, di scegliere tra realtà e idealità.