
Dopo un periodo di normalità, di amore, di belle parole e di buoni propositi, arriva la sentenza di lui: ‘Le esigenze sono diverse, è finita! Siamo incompatibili! Tu vorresti di più. Ci ho provato, ma non ci riesco. Ti faccio male e tu soffri.’
Lei stupita, ma ferma, risponde: ‘Se hai bisogno di me ci vediamo, cerca di essere te stesso e di capire che cosa vuoi’. ‘Se credi di avere ancora una famiglia, tua moglie e tuo figlio, a cui ritornare, tieniti forte: ‘Volevo dirti che oggi ho visto tua moglie a passeggio con il suo nuovo compagno’. ‘ Sei rimasto solo, con tuo figlio e con me’.
In situazioni del genere non si contano le ferite reciproche, le frecciate verbali e le provocazioni, le leve del senso di colpa e le offese che spaziano dal passato al presente, con frasi quali: ‘Tu sei pazza!’; ‘Cosa me ne faccio di uno che non si cura’.
Nella parte di tempo dedicata allo ‘sfogo terapeutico’, alla cliente succede di ragionare con la lucidità di chi vorrebbe comportarsi in modo adulto, con promesse e azioni mature: ‘Devo prendere le distanze’; ‘La persona, in questo momento non è pronta, dovrà cercarmi’;‘Se non capisce quanto sia importante nella sua vita, peccato, ma è peggio per lui’; ecc.
Pensieri fluttuanti, scritti con l’inchiostro che si cancella appena viene formulata la frase, con ricadute nell'abisso delle emozioni che si nutrono di pane e nutella: ‘Ma perché nessuno mi vuole? E’ magra, sarà per quello che lui cerca un’altra?’
Il mio augurio, in questi casi, è che le frasi dell’autonomia, della libertà, della verità, siano formulate con l’inchiostro indelebile della consapevolezza che, superati i momenti di regressione, accompagnino la persona ad accettare spostamenti di orizzonte.
Cosa succederà, invece? Che si ritornerà nella sala da ballo a mulinare i corpi, a vivere colpi di scena e momenti appassionati, senza riconoscere i movimenti interiori che illudono di rinnovare la destinazione del bersaglio mancato.
Lei stupita, ma ferma, risponde: ‘Se hai bisogno di me ci vediamo, cerca di essere te stesso e di capire che cosa vuoi’. ‘Se credi di avere ancora una famiglia, tua moglie e tuo figlio, a cui ritornare, tieniti forte: ‘Volevo dirti che oggi ho visto tua moglie a passeggio con il suo nuovo compagno’. ‘ Sei rimasto solo, con tuo figlio e con me’.
In situazioni del genere non si contano le ferite reciproche, le frecciate verbali e le provocazioni, le leve del senso di colpa e le offese che spaziano dal passato al presente, con frasi quali: ‘Tu sei pazza!’; ‘Cosa me ne faccio di uno che non si cura’.
Nella parte di tempo dedicata allo ‘sfogo terapeutico’, alla cliente succede di ragionare con la lucidità di chi vorrebbe comportarsi in modo adulto, con promesse e azioni mature: ‘Devo prendere le distanze’; ‘La persona, in questo momento non è pronta, dovrà cercarmi’;‘Se non capisce quanto sia importante nella sua vita, peccato, ma è peggio per lui’; ecc.
Pensieri fluttuanti, scritti con l’inchiostro che si cancella appena viene formulata la frase, con ricadute nell'abisso delle emozioni che si nutrono di pane e nutella: ‘Ma perché nessuno mi vuole? E’ magra, sarà per quello che lui cerca un’altra?’
Il mio augurio, in questi casi, è che le frasi dell’autonomia, della libertà, della verità, siano formulate con l’inchiostro indelebile della consapevolezza che, superati i momenti di regressione, accompagnino la persona ad accettare spostamenti di orizzonte.
Cosa succederà, invece? Che si ritornerà nella sala da ballo a mulinare i corpi, a vivere colpi di scena e momenti appassionati, senza riconoscere i movimenti interiori che illudono di rinnovare la destinazione del bersaglio mancato.